Veicoli a bassa velocità, maggiore sicurezza stradale per i pedoni, traffico misto con ciclabilità integrata, riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico, un ambiente stradale arricchito di verde, piccole aree di aggregazione e rastrelliere per le biciclette: a Torino, nel cuore di Mirafiori Nord, c’è un quartiere  – Santa Rita – unico nel suo genere, non solo in città, ma in tutta Italia.

Santa Rita è il primo quartiere intitolato “Zona30”, ovvero quell’area cittadina in cui è prevista una moderazione del traffico in ambiente residenziale che mira a favorire la co-abitazione sicura di pedoni, biciclette e automobili nella condivisione della strada.

Attraverso un lavoro di informazione e di coinvolgimento attivo degli abitanti e le scuole del quartiere, il quartiere di Santa Rita è stato protagonista (a partire dal 2007) di un intervento di moderazione del traffico che ha previsto la costruzione di una mini-rotonda, incroci con attraversamenti pedonali rialzati, porte di ingresso segnalate con delle strettoie e chicane.

A quattro anni dalla sua inaugurazione, a parlare sono soprattutto i numeri, discussi sul Treno Verde di Legambiente che da qualche giorno è ospite della stazione di Porta Nuova a Torino.  L’incontro, introdotto da Federico Vozza, vicepresidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ha visto gli interventi di Dario Manuetti, La Città Possibile, Enzo Lavolta, Assessore all’Ambiente del Comune di Torino e Beppe Piras, #salvaiciclisti.

È stato Dario Manuetti della Città Possibile a introdurre i numeri del successo del progetto Zona30, a partire proprio dai dati sulla riduzione del traffico (-15{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} in complesso, -30{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} per i mezzi pesanti), degli incidenti (-74{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} dei giorni di prognosi) e dell’inquinamento sonoro (-2 decibel) misurati e confrontati con i dati raccolti negli anni precedenti. Per Manuetti l’insegnamento da trarre dal caso di Santa Rita è proprio l’importanza di misurare e valorizzare i risultati: la modalità diversa e nuova di vivere lo spazio pubblico ha infatti cambiato (migliorando) la percezione della qualità della vita degli abitanti del quartiere che, dopo qualche resistenza iniziale, hanno accolto e condiviso il progetto, che non è più solo un progetto di viabilità ma anche di stile di vita.

Anche l’Assessore Lavolta ha parlato di numeri e in particolare ha fatto riferimento ai 500mila euro di investimento che sono già stati ampiamente ripagati visto l’abbattimento dei costi (sia da un punto di vista sanitario che sociale). Costi che sono “purtroppo” la chiave per la realizzazione di progetti importanti come quello realizzato a Santa Rita e che fanno da collo di bottiglia perché la Pubblica Amministrazione non è ancora autosufficiente da questo punto di vista. Secondo l’Assessore, “il ruolo della politica e delle Amministrazioni locali è di garantire la non reversibilità del percorso intrapreso e per farlo è necessario un po’ di coraggio”, dimostrando grande solidarietà e appoggio al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e a tutte le amministrazioni locali che si trovano ad affrontare i temi della mobilità sostenibile e rivendicano con forza la bontà di queste azioni, sfidando a volte (come nel caso di Napoli) la cultura locale.

La rivoluzione a 30 all’ora è già un grandissimo risultato se pensiamo che a essere sbagliato è proprio il paradigma stesso della mobilità, perché fondato sull’auto: ci sono persone che utilizzano l’automobile per fare percorsi di soli 700 metri solo perché sono da sempre abituati così” ha commentato Beppe Piras del movimento #salvaciclisti. “Qualcuno dovrebbe spiegare agli Italiani che la velocità massima è diversa dalla velocità media. Chi pensa che la velocità media in città sia alta ha fatto male i conti: nelle città italiane si viaggia molto al di sotto dei 30 km orari, e a Roma addirittura sotto i 20. Confrontare i due limiti in termini assoluti, come se si parlasse di un’auto che corre lungo un rettilineo, rischia di portare fuori strada perché queste non sono le reali condizioni di guida in città: si frena, si accelera, si resta intrappolati nel traffico e certamente si inquina di più accelerando da zero a cinquanta che da zero a trenta. Paradossalmente in una Zona30 la velocità degli spostamenti potrebbe pure aumentare”.

Il limite di velocità nei centri urbani sarà anche al centro della campagna nazionale per una #MobilitàNuova che si terrà a Milano il prossimo sabato 4 maggio.