IV Rapporto sul Capitale Naturale: qual è lo stato di salute del nostro Paese?

1 Giu, 2021 | Focus Italia

L’Italia ha uno dei patrimoni più ricchi, con 85 tipologie diverse di ecosistemi ma 29 sono ad alto rischio

Il 22 maggio scorso è stato presentato a Roma il IV Rapporto sul Capitale Naturale, in occasione della Giornata mondiale per la Biodiversità. La data a cui guarda il documento è sempre la stessa: il fatidico 2030, anno in cui i Paesi dell’ONU dovranno raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (i famosi SDGs) concordati nel 2016. Con il 2021 si entra nel decennio che dovrà condurre la nostra società verso la strada della sostenibilità: proprio per questo motivo, nel redigere il IV Rapporto, il Comitato per il Capitale Naturale ha adottato la seguente vision: “la nostra deve essere la prima generazione che lascia i sistemi naturali e la biodiversità in uno stato migliore di quello che ha ereditato.” L’obiettivo è arrivare al 2030 avendo ottenuto il blocco della perdita della biodiversità e l’inversione dei processi di degrado. Ma qual è oggi lo stato dei sistemi naturali e della biodiversità in Italia? Con quali politiche il Paese sarà in grado di tutelarli?

Cos’è il capitale naturale?

Partiamo dal principio. Il capitale naturale è “l’intero stock di beni naturali – organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche – che contribuiscono a fornire beni e servizi di valore, diretto o indiretto, per l’uomo e che sono necessari per la sopravvivenza stessa dell’ambiente da cui sono generati”. Si tratta perciò di una valutazione biofisica ed economica dello stato della biodiversità e dei sistemi naturali, in un’ottica che integra la salute del genere umano e quella del pianeta (One World One Health Approach).

Il IV Rapporto sul Capitale Naturale arriva in un momento significativo per il nostro Paese, chiamato a definire la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, in linea con gli obiettivi previsti dall’analoga Strategia Europea e dal Green New Deal. Tra questi, l’estensione almeno del 30% delle aree protette marine e terrestri, riduzione dell’inquinamento e dell’uso di pesticidi, riqualificazione delle aree degradate, riduzione dello sfruttamento delle risorse del mare, ripristino di 2.500 km di fiumi.

Alcuni dati dal IV Rapporto sul Capitale Naturale

Cosa è emerso dalla valutazione del Comitato per il Capitale Naturale? Nonostante l’Italia si distingua per la ricchezza e la varietà dei suoi ecosistemi, molti di questi non godono proprio di una salute di ferro. Vediamo qualche dettaglio.

  • Il 25% delle specie di uccelli è a rischio estinzione. Il 63% è classificato in uno stato di conservazione cattivo o inadeguato.
  • Sugli 85 ecosistemi italiani censiti, 29 sono ad elevato rischio. La superficie nazionale che comprende ecosistemi in pericolo, vulnerabili e a rischio ammonta al 39%. Particolarmente a rischio le ecoregioni Adriatica e Padana.
  • In Italia ci sono 12 milioni di ettari di superficie forestale, corrispondenti al 40% della superficie nazionale. Il 45% delle foreste è a elevata biodiversità, molto più della media europea. L’incremento annuo della superficie forestale è dello 0,2%.
  • Il 7,8% delle aree edificate è costituito da verde urbano, che abbatte il particolato del 20%.

Perdite e benefici economici

Per quanto riguarda il versante più strettamente economico, la perdita in beni naturali ha causato una conseguente diminuzione dei servizi ecosistemici, ossia quei servizi che i sistemi naturali generano a favore dell’uomo (ad esempio approvvigionamento del cibo, di acqua potabile, combustibili e materie prime) e del relativo valore economico. Tra il 2012 e il 2018, a causa dell’erosione del suolo, ci sono state perdite fino a 146 milioni di euro in termini di potenziali costi aggiuntivi. Il diminuire delle risorse idriche disponibili, invece, ha comportato un calo di 14,9 milioni di euro di rendita della risorsa. Infine, la drastica riduzione di biomassa agricola (-166 tonnellate) ha portato a una perdita economica di almeno 36 milioni di euro.

Per fortuna, ci sono anche dei numeri in crescita. L’aumento di biomassa impollinata ha determinato un ampliamento del beneficio monetario di 17,5 milioni di euro, quello di biomassa ittica ha portato un incremento di quasi 42 milioni di euro e la crescita di offerta di biomassa legnosa ha comportato un aumento di 167,7 milioni di euro.

Come agire?

Per tutelare i sistemi naturali e la biodiversità del nostro Paese e contrastarne il depauperamento, il Comitato per il Capitale Naturale ha individuato sei azioni prioritarie:

  1. fermare il consumo di suolo: arrivare alla neutralità del consumo di suolo attraverso gli strumenti legislativi, normativi e regolativi.
  2. Recuperare le aree degradate. Ripristinare gli ecosistemi costieri, marini, igrofili e residuali nelle pianure ad agricoltura e zootecnia estensiva. Portare avanti opere di mitigazione e ricompensazione in linea con l’approccio della biologia della conservazione.
  3. Riconnettere gli ecosistemi, ampliando la rete Natura 2000 e implementando i corridoi ecologici.
  4. Proseguire e rafforzare il monitoraggio del capitale naturale.
  5. Avviare nuove attività economiche sostenibili.
  6. Pianificare le risorse, riorientando la finanza pubblica e privata alla conservazione del Capitale Naturale ed eliminando i sussidi ambientali dannosi.

Micol Burighel

 

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