Zahra Hirji

Secondo un ricercatore privato, autore di quello che potrebbe essere il più grande database sull’informativa relativa ai rischi climatici, quasi il 75 per cento delle imprese americane quotate non tengono conto di un obbligo deciso tre anni fa dalla Securities and Exchange Commission (SEC) per cui esse dovrebbero informare gli investitori riguardo agli eventuali rischi del cambiamento climatico.

L’annual report rappresenta il principale canale tramite il quale le aziende illustrano agli azionisti i rischi per i propri business. I dati raccolti da un esame degli annual report di 3.895 imprese americane quotate sulle principali borse, indicano che solo il 27 percento fa riferimento al “cambiamento climatico ” o al “surriscaldamento globale” nell’ultimo bilancio depositato.

L’autore della ricerca è il 72enne Lawrence Taylor, uno sviluppatore di database e imprenditore ora in pensione, che segue da tempo le scienze climatiche e la politica, e si sentiva costretto a far qualcosa. “Capire cosa stanno facendo le imprese sembrava un buon punto di partenza” dice. “Le imprese hanno un enorme impatto sul clima, sono i consumatori più grandi”. Per quasi 20 anni della sua carriera, Taylor ha valutato i dati sull’inquinamento atmosferico per i dipartimenti di land planning dell’Orange County e di San Diego. I suoi dati confermano i risultati di altri studi che indicano l’assenza di riferimenti al cambiamento climatico nella maggior parte dei bilanci, oppure, tra quelli che ne fanno menzione, l’utilizzo di un vago linguaggio da boilerplate.

Il lavoro di Taylor “corrisponde alla nostra analisi degli annual report,” afferma Jean Rogers, direttore esecutivo del Sustainability Accounting Standards Board (SASB), un ente non a scopo di lucro che sviluppa standard per l’informativa sulla sostenibilità per i documenti che vanno depositati presso la SEC.

Taylor ha trovato che delle 1.050 imprese che hanno parlato del cambiamento climatico, poche hanno fornito informazioni specifiche. Circa il 70 per cento sostengono che le spese gestionali potrebbero risentire delle regole esistenti e in programmazione per limitare le emissioni di CO2. Un numero molto minore ha esaminato i possibili effetti in termini finanziari degli impatti fisici del surriscaldamento globale, come ad esempio un maggior numero di sinistri per le compagnie assicurative a seguito di fenomeni meteorologici estremi o l’innalzamento del livello del mare.

Taylor ha esaminato i bilanci di imprese attive in circa 25 settori, dall’energia alle assicurazioni sino al settore immobiliare. I rendiconti peggiori giungono dalle aziende del settore bancario, della formazione, del tempo libero e dei servizi personali. Le imprese più propense a fornire informazioni sul cambiamento climatico sono quelle nei settori ad alto contenuto di carbonio, come oil & gas e carbone. Quasi tutte le 179 imprese energetiche esaminate da Taylor hanno parlato del cambiamento climatico. Ma tenendo conto che queste imprese sono particolarmente esposte alle politiche che regolamentano l’inquinamento atmosferico e le emissioni, anch’esse non hanno fornito informazioni complete sui rischi. Secondo un rapporto pubblicato dal gruppo bancario HSBC, imprese come BP e Shell potrebbero vedere sparire fino al 60 percento del proprio valore di mercato se i governi introdussero regole severe sul carbonio, costringendo i colossi del petrolio a tenere sotto terra una parte delle proprie riserve fossili.

La maggior parte delle imprese energetiche parla dell’impatto sui costi generali delle norme sulle emissioni, ma poche hanno fornito cifre precise. Meno di una su quattro fa riferimento agli effetti fisici del cambiamento climatico sui propri beni e attività, come ad esempio la possibilità di alluvioni presso i siti oil&gas lungo la costa.

Nel gennaio 2010, la SEC ha approvato una regola obbligando tutte le imprese quotate attive negli Usa a fornire informazioni relative ai rischi e ai profitti finanziari associati al cambiamento climatico nei documenti depositati e ha emesso indicazioni obbligatorie relative ai rischi climatici per aiutare le imprese a capire quando fornire un’informativa al riguardo.

Tali indicazioni sono un segnale forte che “il cambiamento climatico è pari come importanza agli altri rischi finanziari che vanno comunicati”, dice Jim Coburn, direttore dei programmi investitori a Ceres, un consorzio di investitori e gruppi ambientali a Boston. In seguito, però, la SEC “non ha fatto molto per fare rispettare le indicazioni” aggiunge Coburn. La sanzione più severa per l’inadempimento, raramente applicata, è la richiesta che l’impresa riscriva il proprio bilancio. Di solito, se si muove, la SEC invia una lettera di osservazioni richiedendo maggiori informazioni nel bilancio che verrà pubblicato l’anno successivo. Ma la commissione non ha risposto alle richieste di informazioni su come gestisce i casi di imprese che non forniscono informazioni adeguate sul cambiamento climatico.

Secondo Taylor, Apple Inc. e Amazon sono due delle grandi imprese che non hanno fornito l’informativa. Nessuna delle due società ha voluto rilasciare un commento. Entro l’anno Ceres intende pubblicare un database sulle informazioni fornite da migliaia di imprese sul rischio climatico in diversi tipi di documenti finanziari, nonché un rapporto di analisi sulle lettere di osservazioni inviate dalla SEC in tre anni. Nel frattempo, Taylor intende pubblicare il database sul proprio sito, DecisionFacts.org, già nei prossimi mesi.

http://insideclimatenews.org/news/20130919/most-us-companies-ignoring-sec-rule-disclose-climate-risks