World Happiness Report 2025: la felicità è nelle altre persone

22 Mag, 2025 | Focus Mondo

Felicità nella dimensione collettiva

La felicità nasce dalle relazioni: fiducia, gentilezza e legami sono il motore di un benessere condiviso. Una lezione anche per le organizzazioni. 

Il World Happiness Report 2025, pubblicato dal Wellbeing Research Centre dell’Università di Oxford e basato su dati raccolti da Gallup, offre una visione tanto semplice quanto rivoluzionaria: la felicità nasce dalle altre persone. Prendersi cura di chi ci circonda non solo migliora la qualità della vita di chi “riceve”, ma ha un impatto positivo, diretto e misurabile anche su chi compie il gesto. Atti di gentilezza, empatia e fiducia generano un benessere duraturo che va oltre l’effetto momentaneo.

Una delle rivelazioni più sorprendenti del rapporto emerge da un esperimento internazionale in cui sono stati lasciati portafogli “smarriti” in spazi pubblici per testare l’onestà dei cittadini. Contro ogni previsione, il doppio dei portafogli rispetto alle aspettative è stato restituito. Questo risultato sfida la visione cinica che spesso abbiamo delle altre persone e dimostra che la società è più cooperativa e solidale di quanto immaginiamo. Tuttavia, la percezione di vivere in un mondo disonesto e individualista incide negativamente sul nostro benessere. La fiducia, quindi, non è solo una virtù morale, ma un elemento fondamentale per la felicità personale e collettiva.

Chi è al top per felicità nel mondo?

Per l’ottavo anno consecutivo, la Finlandia guida la classifica della felicità globale, con un punteggio medio di 7,7 su 10. Dietro il successo della Finlandia non c’è solo il benessere materiale, ma anche un forte senso di comunità e un eccellente livello di fiducia tra cittadini e nelle istituzioni. I dati si basano su una media triennale delle risposte a una domanda fondamentale: “Quanto ti soddisfa la tua vita, su una scala da 0 a 10?”. A questa si affiancano indicatori come il reddito, la libertà individuale, il sostegno sociale e la percezione della corruzione.

Le sorprese del 2025 arrivano da Costa Rica e Messico, che entrano per la prima volta nella top 10 grazie alla forza dei legami familiari e comunitari, a conferma di quanto la dimensione sociale sia determinante. Al contrario, Stati Uniti e Regno Unito scivolano rispettivamente al 24° e al 23° posto, penalizzati da crescenti divisioni sociali e sfiducia nelle istituzioni. L’Italia si colloca al 40°, dietro Francia (33ª) e Spagna (38ª), segnalando ancora una distanza significativa tra il potenziale del Paese e il benessere percepito dalla cittadinanza.

La solitudine delle giovani generazioni nell’era iperconnessa

Uno degli aspetti più preoccupanti messi in luce dal report riguarda il crescente senso di solitudine tra giovani. Nonostante siano sempre in connessione grazie ai social network e alle piattaforme digitali, molte persone giovani, nell’adolescenza o all’inizio dell’età adulta, sperimentano un isolamento profondo. Nel 2023, quasi una su cinque ha dichiarato di non avere nessuno su cui contare: un dato in crescita del 39% rispetto al 2006.

Questo paradosso è legato non solo a una realtà sociale che cambia, ma anche a una percezione errata: un gran numero crede che i loro coetanei siano meno empatici e meno disponibili di quanto siano in realtà. La sfiducia reciproca, spesso fondata su esperienze limitate o influenze mediatiche, alimenta la disconnessione. Tuttavia, il report evidenzia che bastano esperienze anche minime ma significative – un atto gentile, un ascolto sincero – per modificare questa visione e incoraggiare nuovi legami. In un’epoca in cui l’isolamento può trasformarsi in disagio psichico, riscoprire la forza della connessione autentica è più urgente che mai.

Comunità, famiglia e felicità condivisa

Il contesto familiare e comunitario ha un ruolo decisivo nella costruzione del benessere. Il report mostra che vivere in famiglie equilibrate – composte da tre o quattro persone – favorisce una maggiore soddisfazione rispetto a situazioni di solitudine abitativa o sovraffollamento. Anche abitudini quotidiane come condividere i pasti o trascorrere del tempo insieme rafforzano il senso di appartenenza e contribuiscono alla salute mentale ed emotiva.

I paesi dell’America Latina, in questo senso, rappresentano un modello virtuoso. Nonostante condizioni economiche spesso difficili, la presenza di reti familiari forti e una cultura della condivisione determinano livelli di felicità alti. Questo dimostra che il benessere non dipende solo dai mezzi materiali, ma anche – e forse soprattutto – dalla qualità delle relazioni sociali. È un messaggio potente per le società del Nord globale, sempre più individualizzate e frammentate.

Generosità: un benessere che torna indietro

Un altro dato rilevante riguarda il comportamento prosociale, cioè quell’insieme di azioni messe in atto per aiutare o fare del bene agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio. Durante la pandemia di COVID-19, si è registrato un picco di solidarietà: donazioni, volontariato e gesti spontanei di aiuto sono aumentati in modo significativo. Anche se tra il 2023 e il 2024 c’è stata una leggera flessione, questi comportamenti restano oggi circa il 10% più diffusi rispetto al periodo pre-pandemico.

Ma la generosità non fa bene solo a chi la riceve. Chi compie atti di gentilezza autentici e in contesti significativi sperimenta un netto miglioramento del proprio benessere psicologico. Il beneficio è tanto più forte quanto più l’azione è concreta e orientata a un reale impatto: aiutare qualcuno in difficoltà, offrire il proprio tempo, ascoltare davvero. In un mondo che ci spinge verso l’autonomia assoluta, tornare all’altro si rivela un atto di cura profonda anche verso sé stessi.

La felicità come progetto politico

Il report si chiude con una riflessione decisiva: la felicità può – e deve – diventare una priorità politica. Dove esiste fiducia tra cittadini, cittadine e istituzioni, la società è più stabile, meno polarizzata e più partecipativa. L’infelicità, al contrario, è uno dei principali carburanti del populismo: chi è infelice ma ha ancora fiducia tende a orientarsi verso posizioni progressiste; chi è infelice e disilluso si avvicina invece al conservatorismo radicale e autoritario.

Una sezione importante del report è dedicata al concetto di “donazione efficace”, ovvero destinare risorse a interventi che generano il massimo impatto in termini di benessere. Tra le azioni più efficaci emergono i programmi per la salute mentale nei Paesi a basso reddito, capaci di moltiplicare il valore di ogni euro investito.

In definitiva, la felicità non è un lusso individuale, ma un bene comune. Per costruirla servono politiche pubbliche coraggiose, istituzioni credibili, scuole che insegnino empatia, e soprattutto una società che scelga di credere negli altri. Perché – come sottolinea ogni pagina di questo rapporto – la felicità non nasce dal possesso, ma dalla connessione: con gli altri, con la comunità, con qualcosa di più grande di noi stessi.

Questo approccio alla felicità è rilevante anche per le organizzazioni, che oggi più che mai sono chiamate a essere luoghi di relazione e non solo di produzione. Le connessioni autentiche tra colleghi, clienti e territori generano fiducia, motivazione e senso di appartenenza: elementi che non solo migliorano il clima interno, ma creano valore condiviso e duraturo. Investire nelle relazioni significa costruire un benessere sostenibile, che unisce gli obiettivi aziendali al progresso della comunità.

La felicità condivisa: un obiettivo collettivo per il futuro

Il World Happiness Report 2025 ci invita a ripensare la felicità non come una ricerca solitaria di soddisfazione personale, ma come un risultato che nasce da relazioni autentiche e dal benessere collettivo. In un mondo dove il progresso individuale sembra essere l’obiettivo principale, l’importanza di connessioni genuine e di fiducia reciproca è sempre più evidente. Le politiche pubbliche, la comunità e la famiglia giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di una società più felice. Piuttosto che concentrarci solo sul successo individuale, dovremmo investire nella qualità dei nostri legami e nel supporto reciproco, perché la felicità condivisa è, in fondo, la base di un benessere duraturo. E questo vale per ogni attore della società.

Francesco Pogliano