VSME: uno sguardo agli standard per le PMI

Cosa prevedono i nuovi standard VSME e perché, dopo il pacchetto Omnibus, rappresentano una scelta strategica per le imprese.
L’adozione del pacchetto “Omnibus”, con la sua promessa di semplificazione per le PMI, ha riacceso un dibattito importante: come coniugare la crescente pressione per comunicare la sostenibilità con strumenti realmente accessibili alle imprese di piccole e medie dimensioni?
In questo scenario, il VSME – Voluntary Sustainability Reporting Standard for nonlisted SMEs – rappresenta una risposta concreta. Nato per iniziativa di EFRAG, lo standard offre alle PMI un linguaggio strutturato ma proporzionato per raccontare il proprio impegno ESG. Un percorso che si fa leva di trasparenza e competitività, senza trasformarsi in un onere ingestibile.
Cos’è il VSME e a chi si rivolge
Il VSME è stato pensato per quelle imprese non quotate che non rientrano nell’obbligo di rendicontazione previsto dalla CSRD, ma che vogliono (o devono) rispondere alle richieste di trasparenza che arrivano da clienti, banche, partner e investitori.
Lo standard può essere adottato da microimprese, piccole e medie imprese secondo soglie progressive. La sua struttura modulare consente di scegliere tra due livelli di rendicontazione: uno “base”, più leggero, e uno “completo”, pensato per realtà più strutturate o operanti in settori ad alto impatto.
Una struttura flessibile e coerente con l’evoluzione normativa
Il Basic Module rappresenta il primo passo: copre elementi fondamentali come il perimetro organizzativo, le pratiche ambientali (emissioni, acqua, rifiuti, biodiversità), aspetti sociali (salute, sicurezza, formazione) e temi di governance (come le sanzioni per corruzione). È pensato per offrire un quadro rappresentativo ma sostenibile anche per aziende con risorse limitate.
Il Comprehensive Module, invece, entra nel merito di ambiti più strategici, come la definizione degli obiettivi climatici, l’analisi dei rischi ESG, le politiche sui diritti umani e le performance di governance. Può essere adottato successivamente, quando l’azienda è pronta a fare un passo ulteriore verso una rendicontazione integrata.
Le sei aree chiave su cui agisce il VSME
Il valore del VSME sta nella sua capacità di offrire una visione olistica e proporzionata della sostenibilità d’impresa. Sei gli ambiti principali che lo standard affronta:
- Governance e struttura aziendale: chiarisce chi fa cosa, dove si opera e quali certificazioni si possiedono. Un punto di partenza per rendere la sostenibilità parte integrante dell’identità aziendale.
- Strategia e modello di business sostenibile: aiuta a connettere le azioni ESG alla visione di lungo termine, rendendo esplicito il legame tra sostenibilità e competitività.
- Gestione ambientale: dalle emissioni ai consumi, fino alla biodiversità e ai principi di economia circolare. Il VSME permette alle PMI di misurare, migliorare e comunicare in modo chiaro il proprio impatto ambientale.
- Capitale umano: evidenzia come l’impresa gestisce le sue risorse interne, promuove il benessere e garantisce equità e sicurezza sul lavoro.
- Diritti umani e inclusività: un tema delicato ma sempre più centrale, che il modulo completo affronta con metriche e policy dedicate, per raccontare un impegno autentico.
- Rischi climatici e obiettivi net-zero: per le imprese più strutturate, il VSME offre gli strumenti per pianificare la propria transizione climatica, valutare scenari di rischio e attivare strategie resilienti.
Priorità operative: da dove partire?
Per molte PMI, il VSME può sembrare una sfida nuova. Ecco sei passi operativi per iniziare con il piede giusto:
- Scegliere consapevolmente il modulo: valutare risorse, obiettivi e richieste del mercato per decidere se partire dal modulo base o prepararsi al modulo completo.
- Mappare i dati già disponibili: spesso esistono già informazioni utili (consumi, certificazioni, dati HR). L’importante è sistematizzarli e verificarne la qualità.
- Coinvolgere i reparti chiave: rendicontare bene non è solo un compito della funzione sostenibilità, o dell’amministrazione o della comunicazione. Serve un lavoro corale che coinvolga operations, amministrazione, HR e direzione.
- Selezionare gli indicatori davvero rilevanti: ogni settore ha le sue priorità. Il VSME permette di concentrarsi su ciò che conta davvero per il proprio impatto.
- Investire in formazione interna: la cultura ESG non si improvvisa. Serve tempo, ma anche un linguaggio condiviso e strumenti concreti. Non è necessario essere perfetti da subito, ma è fondamentale avviare un percorso di crescita in questo senso.
- Trasformare la reportistica in un piano d’azione: un buon report VSME non è solo una fotografia, ma un punto di partenza per migliorare, fissare obiettivi e monitorare i risultati.
Una scelta strategica per crescere con trasparenza
Il VSME rappresenta molto più di una semplificazione normativa. È una scelta strategica, per chi vuole costruire un rapporto solido con il mercato, anticipare le future richieste regolatorie e, soprattutto, usare la sostenibilità come leva per crescere.
In un contesto in cui le PMI rischiano di essere lasciate ai margini del dibattito ESG, il VSME offre un’occasione per prendere parola – con serietà, proporzione e credibilità.