Si può fare! Nel terzo volume dell’ultimo rapporto Ipcc il focus è sulla mitigazione

29 Apr, 2022 | Focus Mondo

Il documento ribadisce l’urgenza del cambiamento ma sottolinea anche come in tutti i settori sia possibile dimezzare le emissioni entro il 2030. Cruciale la trasformazione del settore energetico

Il terzo volume del sesto rapporto dell’Ipcc, Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (qui avevamo parlato della parte precedente), ci ricorda che il momento di agire è ora. E proprio alle nostre possibilità di agire e reagire, di prevenire e curare il cambiamento climatico è dedicata questa nuova pubblicazione Ipcc, incentrata sulle attività di mitigazione. «Senza un’azione immediata ed epocale in termini di riduzione dei gas ad effetto serra in tutti i settori, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è fuori portata» si legge nel comunicato stampa ufficiale. L’ennesimo campanello d’allarme da parte del Gruppo internazionale di esperti sui cambiamenti climatici, che si rivolge direttamente ai governi nel tentativo di indirizzarli verso politiche di contrasto alla crisi climatica più ambiziose e concrete.

A che punto siamo? Tra il 2010 e il 2019 la media annuale di emissioni di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto i livelli più alti della storia dell’umanità. C’è però un granello di speranza. Il tasso di crescita attuale delle emissioni è diminuito rispetto al decennio precedente.

Possiamo ancora fare la differenza

Nonostante la situazione sia critica – abbiamo già superato gli 1,1°C di riscaldamento globale – il report Ipcc ci dice che abbiamo ancora possibilità di intervenire, ridurre le emissioni e attivare processi di mitigazione rivolti alle conseguenze del cambiamento climatico. «Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantirci un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento» ha commentato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee.

E proprio sulla seconda parte della dichiarazione del Presidente dell’Ipcc è importante soffermarsi. L’ultimo report del Panel intergovernativo ci dice proprio questo: le soluzioni tecnologiche per contrastare il riscaldamento globale e le emissioni di gas serra ci sono, il denaro anche. A livello globale – racconta il report Ipcc – ci sono capitali e liquidità sufficienti per colmare il divario fra gli investimenti necessari per limitare l’aumento della temperatura entro il 2030 e quelli fino ad oggi previsti. Manca solo la volontà politica.

Il contrasto al cambiamento climatico parte dal settore energetico

Per raggiungere gli obiettivi al 2030, avverte l’Ipcc, servirà una trasformazione profonda del settore energetico.  Il contrasto al riscaldamento globale richiederà la riduzione sostanziale dell’uso delle fonti fossili, la diffusione ampia dell’elettrificazione, maggiore efficienza energetica e l’uso di combustibili alternativi (come l’idrogeno). E la rinuncia alle fonti inquinanti dovrà essere drastica nei prossimi anni.

Ci sono due buone notizie su questo fronte. La prima è che i costi delle fonti rinnovabili di energia – la via più rapida e incisiva alla mitigazione – sono crollati negli ultimi dieci anni e oggi sono più competitivi rispetto alle fonti fossili in gran parte del mondo. Un argomento, quello economico, che forse arriverà dove ha fallito quello ambientale. Un piccolo sguardo a questi dati. Rispetto al 2010, il costo dell’energia solare si è ridotto dell’85%, come quello delle batterie a ioni di litio (che possono essere usate per immagazzinare energia pulita), mentre l’eolico è sceso del 55%.

Eppur si muove…

La seconda buona notizia, legata alla prima, è che un po’ di azione da parte di governi e policymaker c’è stata. Non è vero che non è stato fatto nulla. Negli ultimi anni ha preso piede «una gamma crescente di politiche e leggi che ha migliorato l’efficienza energetica, ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili». Creando un contesto favorevole al cambiamento, alla decarbonizzazione, a un modello di sviluppo sostenibile e responsabile.

Nel 2020, infatti, oltre il 20% delle emissioni globali di gas serra era coperto da carbon tax, strumenti economici che scoraggiano, attraverso l’aumento dei pezzi, la circolazione di beni e servizi particolarmente impattanti. Inoltre, sempre nello stesso anno, oltre 56 Paesi avevano previsto leggi sul clima “dirette”, incentrate principalmente sulla riduzione, che sono arrivate a coprire il 53% delle emissioni globali.

Ipcc, il ruolo di industria e città nella mitigazione

Il rapporto approfondisce anche il ruolo dell’industria. La riduzione delle emissioni in questo settore – tra i più impattanti, rappresenta circa un quarto delle emissioni globali – comporterà un utilizzo dei materiali più efficiente, processi di riutilizzo e riciclaggio dei prodotti e la riduzione al minimo dei rifiuti. Insomma, l’ABC dell’economia circolare. «Raggiungere il net zero sarà impegnativo e richiederà nuovi processi di produzione, elettricità a emissioni low o zero, idrogeno e, ove necessario, cattura e stoccaggio del carbonio». Cambiamenti positivi per l’ambiente ma che possono anche fare bene al settore industriale, creando nuovi posti di lavoro e opportunità di business inedite.

Un capitolo a parte è dedicato alle città. Anche qui ci sono opportunità significative per la riduzione delle emissioni. Come? «Attraverso un minor consumo di energia (ad esempio creando città compatte e percorribili a piedi), l’elettrificazione dei trasporti in combinazione con fonti di energia low-carbon e un migliore assorbimento e stoccaggio del carbonio utilizzando la natura». Il report Ipcc rileva anche una nuova attenzione nella progettazione e nella costruzione degli edifici, che nascondono un elevato potenziale di mitigazione ancora da sfruttare fino in fondo.

«La temperatura globale si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica avranno raggiunto lo zero netto»

Per limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all’era preindustriale a fine secolo, dovremo raggiungere il picco di emissioni globali di gas serra al più tardi entro il 2025 per poi ridurle del 43% entro il 2030 e dell’84% entro il 2050. Allo stesso tempo, anche il metano dovrà essere ridotto di circa un terzo. Solo quando avremo raggiunto net-zero – gas serra emessi uguale gas serra assorbiti – la temperatura globale potrà stabilizzarsi. «Per 1,5°C, questo significa raggiungere lo zero netto di emissioni di anidride carbonica a livello globale nei primi anni 2050; per 2°C, nei primi anni 2070. Questa valutazione mostra che limitare il riscaldamento a circa 2°C richiede comunque che le emissioni globali di gas serra raggiungano il loro massimo al più tardi entro il 2025, e siano ridotte di un quarto entro il 2030».

Report Ipcc, per la prima volta si parla anche della dimensione individuale della mitigazione

Anche qui, al monito di attenzione dell’Ipcc fa da contraltare una “buona notizia”. Secondo l’Ipcc le giuste politiche, infrastrutture e tecnologie in grado di favorire cambiamenti nei nostri stili di vita e nei nostri comportamenti possono portare a una riduzione del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050.

Non è solo questione di sistema. Favorita e potenziata dal contesto adeguato, anche l’azione del singolo conta. Per la prima volta, infatti, il report Ipcc dedica un intero capitolo ai comportamenti individuali che possono aiutare nella decarbonizzazione. Come l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi oppure scegliere una dieta più sostenibile e vegetale o ancora evitare gli sprechi alimentari. A conferma del fatto che per una partita così sfidante è necessario il contributo di tuttə!

Micol Burighel