Paradox Engineering è un’azienda di tecnologia che progetta e realizza soluzioni per le smart city, favorendo lo sviluppo sostenibile delle comunità urbane e del territorio. Pur lavorando in tutto il mondo – le attività di Paradox Engineering si estendono nei cinque continenti attraverso uffici a Singapore, Kuala Lumpur, San Francisco e Catania – l’azienda mantiene un forte radicamento nel Canton Ticino, in cui ha la propria sede principale e dove continua a concentrare le attività di ricerca e sviluppo, il project management, la pianificazione strategica e commerciale. Abbiamo chiesto a Julia Arneri Borghese, vice president for business development and strategic alliances di Paradox Engineering, di raccontarci l’azienda e il suo approccio alla sostenibilità.   Cominciamo dal nome, piuttosto originale. Perchè “Paradox”? Non è da tutti, in effetti, incentrare il proprio business sul concetto di ‘paradosso’. L’idea del nostro visionario fondatore era quella di provare a fare ciò che il senso comune ritiene appunto paradossale, superando i limiti della tecnologia grazie alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni pionieristiche. Ci racconta qualcosa della vostra storia aziendale? L’azienda è stata fondata nel 2005, ma tuttora conserva lo spirito tipico delle start up, con un forte orientamento all’innovazione e alla sperimentazione di nuove tecnologie e soluzioni. Paradox Engineering nasce in prima battuta come azienda di telecomunicazioni, specializzandosi nel trasporto dei dati industriali a lungo raggio. Questo tipo di servizio è impiegato soprattutto in stabilimenti manufatturieri, poli chimici, grandi impianti oil&gas per monitorare in tempo reale i vari parametri relativi al funzionamento e lo stato di operatività della struttura o dei singoli macchinari. Le aziende possono così programmare interventi laddove ce ne sia bisogno, prevenire guasti o altre criticità e, dunque, tenere sotto controllo i costi. In pochi anni abbiamo raggiunto la copertura di 1000 siti produttivi in 70 paesi. Successivamente abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione proponendo soluzioni non solo per trasportare i dati, ma anche per raccoglierli e conservarli, mettendoli a disposizione dei clienti per ricavarne informazioni utili alle loro attività. Da qui la nascita delle nostre piattaforme PE.WSNi per il mercato industriale e PE.AMI per gli ambienti urbani, entrambe nel solco del nuovo paradigma dell’Internet degli Oggetti. L’ultima nata è PE.STONE, che è in sostanza la versione OEM delle tecnologie Paradox Engineering. Lo sviluppo urbano è quello che più ci interessa, perché vicino alla vita delle persone e ai temi della sostenibilità di cui ci occupiamo. Quali progetti avete sviluppato? Paradox Engineering aiuta le città ad affrontare le sfide dell’innovazione e della sostenibilità. Gli enti pubblici e le aziende municipalizzate si trovano oggi a dover garantire una pluralità di servizi – dalla distribuzione di acqua, luce e gas alla mobilità urbana, dall’illuminazione stradale alla raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi, fino ai servizi di emergenza – a un numero sempre maggiore di persone, avendo però risorse sempre più limitate. In loro aiuto vengono le tecnologie e le tante possibili applicazioni del concetto di Internet degli Oggetti, attraverso il quale possono evolversi da città a smart city. Spesso si pensa alla smart city come a una bella App da scaricare sullo smartphone per consultare l’orario dei trasporti pubblici o il calendario degli eventi culturali, ma non è solo questo. Smart è la città che gestisce e governa le sue risorse in modo coerente e coordinato, offrendo servizi che possono risolvere le esigenze attuali dei cittadini e persino anticipare i bisogni della comunità di domani. Per tradurre in pratica questa visione occorre una solida infrastruttura di rete, in cui tutti gli oggetti sparsi sul territorio urbano – contatori, lampioni stradali, parcheggi, cassonetti dei rifiuti, videocamere di sorveglianza, ecc. – siano connessi e acquistino la capacità di ricevere e trasmettere dati. E’ esattamente quello che propone Paradox Engineering: sviluppiamo piattaforme che abilitano la gestione intelligente della città, dando alla municipalità la possibilità di controllare da remoto l’efficienza e l’efficacia dei singoli servizi, prendendo le decisioni più opportune per risolvere eventuali problemi, potenziare o integrare ove necessario, creare servizi completamente nuovi. Pensiamo, ad esempio, all’illuminazione stradale: se i lampioni sono connessi in rete, diventa possibile monitorare il loro funzionamento e risolvere in modo tempestivo un guasto, ma anche programmarne l’accensione e lo spegnimento sulla base di uno schema predefinito o di specifiche condizioni ambientali, persino variare l’intensità luminosa a seconda del transito di veicoli e persone. Un sistema di questo tipo genera importanti risparmi sulla bolletta energetica del comune, nonchè una riduzione delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento luminoso, fino alla maggiore soddisfazione dei cittadini. Lo stesso approccio può essere adottato per qualsiasi altro servizio urbano, dalla gestione dei parcheggi pubblici alla raccolta dei rifiuti solidi, sempre con il medesimo presupposto, ovvero la possibilità di raccogliere i dati provenienti dai singoli oggetti distribuiti in città e controllarli da remoto. L’accusa che talvolta viene mossa a queste tecnologie è di invecchiare rapidamente o avere alti costi di gestione. Cosa ne pensa? Le soluzioni e le tecnologie Paradox Engineering sono agnostiche rispetto ai dispositivi esistenti (sensori, lampioni, contatori, ecc.), per cui non è necessario sostituirli, nè effettuare alcun tipo di upgrade. Questo riduce di per sè la complessità e i costi iniziali di un progetto, ma c’è un altro aspetto ancora più importante: le nostre soluzioni sono interamente basate su standard aperti, cioè garantiscono la piena interoperabilità con i sistemi, gli strumenti e le tecnologie del cliente o di eventuali terze parti. Quella che proponiamo è una piattaforma modulare che ci piace definire ‘a prova di futuro’, perchè permette alla municipalità di partire anche su piccola scala, poi estendere gradualmente la rete per coprire l’intero territorio e gestire servizi aggiuntivi sulla medesima infrastruttura. Se la città implementa oggi la nostra infrastruttura per gestire l’illuminazione stradale, potrà domani utilizzarla per controllare la videosorveglianza del traffico, la mobilità urbana, la raccolta dei rifiuti e qualsiasi altra applicazione si renderà necessaria, partendo sempre dai bisogni reali delle persone e dalle valutazione politico-economiche di chi governa. Ci può fare qualche esempio di tecnologia applicata sul campo? Stiamo lavorando con diverse città svizzere. A Bellinzona, ad esempio, abbiamo sviluppato una soluzione basata sulla piattaforma PE.AMI per gestire in modo intelligente i lampioni LED presenti sul territorio comunale, assicurando la possibilità di controllare da remoto l’accensione e l’intensità delle singole lampade. A Chiasso la nostra tecnologia consente la gestione di una parte della rete di illuminazione stradale e delle videocamere IP per la sorveglianza del traffico. La stessa infrastruttura è stata utilizzata per offrire ai cittadini connettività Wi-Fi gratuita in alcune zone della città e diversi edifici pubblici. Negli Stati Uniti, la città di San Francisco ci ha scelto, tre anni fa, per un progetto pilota finalizzato a gestire attraverso un’unica piattaforma lampioni, videocamere per il traffico, contatori elettrici e stazioni per la ricarica dei veicoli elettrici. Un paio di mesi fa siamo stati a Tokyo per presentare le nostre soluzioni in occasione della manifestazione Techno-Frontier 2015. Qui abbiamo mostrato come sia possibile realizzare una piattaforma Smart City davvero integrata, in grado di monitorare e supportare diversi tipi di dispositivi e sensori. La capitale giapponese è molto sensibile a questi temi e sta potenziando i sistemi di viabilità e sicurezza urbana, anche in vista delle Olimpiadi del 2020. Le soluzioni che progettate migliorano l’utilizzo degli spazi urbani e, conseguentemente, le condizioni di vita di molte persone. A nostro parere questo significa essere un’azienda orientata alla sostenibilità: è d’accordo? Assolutamente. Diamo alla sostenibilità tre declinazioni: sostenibilità ambientale – perché le nostre soluzioni permettono di ridurre l’impatto ambientale dei servizi urbani, ad esempio l’inquinamento luminoso e le emissioni di Co2; sostenibilità economica – perché la nostra tecnologia, basata sullo stesso standard e lo stesso protocollo su cui si basa Internet, seguirà l’evoluzione tecnologica senza patire obsolescenza, proteggendo dunque la scelta e l’investimento fatto, e aprendo nuove opportunità di crescita per il tessuto economico locale che vi potrà innestare propri servizi e soluzioni; inoltre aiuta a ridurre ogni forma di spreco nella gestione delle risorse urbane e dunque produce un risparmio reale per le amministrazioni; sostenibilità sociale – perché migliorare i servizi urbani significa in ultima analisi aumentare la qualità di vita delle persone e delle imprese. Pur lavorando in tutto il mondo con partner importanti, mantenete un forte radicamento nel Canton Ticino. Quanto conta per voi questa identità territoriale e come riuscite a conciliarla con il respiro internazionale della vostra attività? La nostra identità è sicuramente poliedrica e abbiamo una vocazione alla globalità che ci porta a dialogare con clienti e partner in tutto il mondo. Questo però non ci impedisce di mantenere un saldo rapporto con il Canton Ticino e confrontarci con gli stakeholder locali – enti pubblici, università, aziende – dando un contributo positivo alla crescita dell’ecosistema. La Svizzera, inoltre, è un brand riconosciuto come sinonimo di qualità nel mondo, dunque il nostro radicamente rappresenta indubbiamente un valore aggiunto.]]>