JO CONFINO

Solo 128 delle 4.609 maggiori imprese quotate in Borsa pubblicano le informazioni di base per indicare come assolvono le proprie responsabilità nei confronti della società. Secondo uno studio della società di consulenza Corporate Knights Capital, il 97{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} delle imprese non fornisce dati sugli indicatori di sostenibilità di “prima generazione”: rotazione del personale, energia, emissioni gas di serra (GHGs), indice di infortuni, equità remunerativa, rifiuti e consumo di acqua.

Benché in questi anni sia aumentato il numero di aziende che pubblicano qualche misura, secondo lo studio il totale rimane comunque incredibilmente basso e il miglioramento comincia a rallentare.
Attualmente, più del 60{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} delle maggiori imprese quotate non pubblica le proprie emissioni di gas serra, il 75{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} non fornisce dati sul consumo di acqua e l’88{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} non rivela la rotazione del personale.

Il rallentamento è confermato dal fatto che mentre il numero di grandi imprese quotate che pubblicano il proprio consumo energetico è aumentato dell’88{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} tra il 2008 e il 2012, l’incremento tra il 2011 e il 2012 è stato solo del 5{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}. Un simile rallentamento nel reporting è evidente anche per gli altri indicatori di prima generazione.
I dati sono di grande importanza perché esiste una correlazione diretta tra la trasparenza e le imprese che avviano azioni sostanziali per migliorare le proprie prestazioni.

Paul Druckman, responsabile dell’International Integrated Reporting Council, dice: “Sappiamo che il reporting condiziona i comportamenti, per cui una riforma del reporting aziendale dovrebbe incoraggiare comportamenti orientati alla creazione di valore a più lungo termine per promuovere la stabilità finanziaria e la sostenibilità”.

Lo studio, che classifica il livello di reporting delle imprese per singoli mercati borsistici, mette Helsinki al primo posto, seguito dalla borsa Euronext ad Amsterdam e da Johannesburg. Londra occupa il nono posto, mentre il New York Stock Exchange e il Nasdaq si trovano verso il fondo della classifica globale, rispettivamente al 34° e al 39° posto. Le borse “peggiori” sono Arabia Saudita, Polonia, Qatar, Kuwait e Perù (L’Italia occupa il 19° posto ma era 8° solo due anni fa, ndr Amapola).

La mancanza di trasparenza segnalata dallo studio ha spinto l’AD del gruppo assicurativo multinazionale Aviva, co-sponsor dello studio, a chiedere azioni urgenti da parte dei regulator dei mercati mobiliari.

Dice Mark Wilson: “Evidentemente, serve un mandato globale e un approccio coordinato a livello globale, condiviso e applicato in modo coerente, nel campo del reporting sulla sostenibilità. La proliferazione di metodologie nazionali e la sovrapposizione di norme e linee guida internazionali volontarie concorrenti tra di loro, hanno generato difficoltà di interpretazione e implementazione per le imprese che operano in paesi e mercati diversi”.

Wilson auspica che l’International Organization of Securities Commissions (IOSCO), la federazione dei regulator dei mercati mobiliari, faccia da coordinatrice per un reporting più efficace.

Oltre alle iniziative dei regulator, lo studio Corporate Knights Capital individua l’esigenza urgente di ridurre il lasso di tempo tra i cicli di reporting finanziario e di sostenibilità e di aumentare le pressioni sulle borse perché colleghino i compensi dei propri vertici alle pratiche di informativa sulla sostenibilità delle imprese quotate.
Secondo lo studio, è anche indispensabile che i tre principali enti per gli standard di sostenibilità – il Carbon Disclosure Project (CDP), la Global Reporting Initiative (GRI) e il Sustainability Accounting Standards Board (SASB) – armonizzino le proprie metodologie e linee guida sul reporting per eliminare i conflitti.

Second Druckman, lo studio offre qualche ragione di ottimismo, in particolare dati i progressi ottenuti dalle borse nei mercati emergenti: le imprese che operano in Cina, Colombia, Malesia, Messico, Filippine, Tailandia e Turchia stanno rapidamente recuperando il gap in termini di informativa rispetto alle imprese quotate nei mercati sviluppati.
Druckman segnala inoltre l’annuncio da parte della borsa brasiliana di incoraggiare le imprese quotate a produrre un rapporto integrato o sulla sostenibilità, sulla base del concetto “report-or-explain”, cioè fornire l’nformativa o spiegare perché non la si fornisce.

Nei mercati sviluppati, la direttiva del Parlamento Europeo sulle informazioni non finanziarie e riguardo alla diversità porterà quasi certamente a un aumento del reporting sui sette indicatori di prima generazione. Secondo una stima UE, solo il 10{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} delle 6.000 imprese a cui la direttiva è diretta pubblicano già le informazioni richieste.

Se vogliamo un nuovo orientamento del capitalismo, le istituzioni, le imprese e gli investitori devono pensare alla creazione del valore in senso olistico quando pianificano le proprie strategie e assegnano le sempre minori risorse a disposizione, soprattutto quando cercano di sviluppare valore a lungo termine”, dice Druckman.

Le imprese che indicano la strada sono quelle che anticipano e rispondono alle rinnovate esigenze degli stakeholder, della società e dell’ambiente esterno”. Lo studio nota, infatti, che la scarsità di reporting sugli indicatori di prima generazione è in forte contrasto con l’interesse crescente degli investitori nello sviluppo di strategie di investimento sostenibile. Recentemente un gruppo globale di investitori ha annunciato che intende tracciare la carbon footprint del proprio portafoglio di investimenti istituzionali per un valore di 500 miliardi di USD entro il vertice Onu sul clima che si terrà a Parigi a dicembre.

 

Fonte: http://www.theguardian.com/sustainable-business/2014/oct/13/97-companies-fail-to-provide-data-key-sustainability-indicators-stocck-exchange-report