Marco Mari, Presidente Green Building Council Italia: «L’unica edilizia possibile è l’edilizia sostenibile»
L’Italia ha una leadership a livello internazionale ancora troppo poco raccontata: è quella che riguarda l’edilizia sostenibile e l’adozione di protocolli energetico ambientali. Su questi temi, infatti, il Bel Paese occupa i primi posti in Europa. Eppure – a esclusione di chi si occupa professionalmente di grandi opere e di chi si interessa di finanza ad alti livelli – questo primato non è ancora molto conosciuto dal grande pubblico. Ma cosa sono esattamente i protocolli energetico ambientali? Che tipo di impatto misurano? In che modo possono dare avvio a una ricostruzione del Paese sostenibile, che tenga anche in conto l’inestimabile valore storico-documentale di molti edifici? E soprattutto, quali vantaggi derivano dall’adozione di criteri di edilizia sostenibile? Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Marco Mari, Presidente di Green Building Council Italia ed esperto sui temi dell’edilizia sostenibile e dell’economia circolare.
Green Building Council Italia: di cosa si occupa e quali progetti porta avanti?
Green Building Council (GBC) Italia è un’associazione no profit nata nel 2018. Riunisce tutti gli attori della filiera dell’edilizia sostenibile in senso esteso: dalle pubbliche amministrazioni alle Università, dalle varie associazioni come Legambiente fino alle organizzazioni e alle imprese che si occupano di progettazione, costruzioni, produzione di materiali.
I Green Building Council nazionali, che oggi sono oltre 70, fanno parte di una rete globale, il World Green Building Council, la più grande community al mondo sui temi della sostenibilità applicati alla filiera edilizia e dell’immobiliare. La missione di tutti i GBC è generare un ambiente costruito che risponda alle esigenze degli uomini e dell’ambiente, due varianti fondamentali e intrecciate in maniera sostanziale.
GBC Italia organizza attività di comunicazione, divulgazione, formazione, eventi. Il suo principale obiettivo è promuovere strumenti che permettano di misurare in maniera oggettiva la sostenibilità e gli impatti di sistemi complessi come gli edifici, i quartieri o le città. Questi strumenti servono per la corretta progettazione, realizzazione e gestione di tali sistemi complessi: sono i protocolli energetico ambientali.
Parliamo dei protocolli energetico ambientali: che tipo di impatto misurano? Quali elementi prendono in considerazione?
Il protocollo energetico ambientale più diffuso al mondo è il LEED®, sigla che sta per Leadership in Energy and Environmental Design. È lo strumento elaborato dal nostro omologo statunitense, l’U.S. Green Building Council. I protocolli sviluppati da GBC Italia prendono spunto da questo modello d’oltreoceano ma fanno riferimento alla realtà costruttiva e normativa italiana ed europea.
Entrambi gli standard di protocollo si occupano di vari aspetti del sistema edificio, dalla riduzione di tutti i consumi, passando dalla decarbonizzazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’efficienza idrica all’utilizzo di materiali sostenibili, dal corretto smaltimento dei rifiuti, al riciclo e al riutilizzo delle materie. Inoltre, un protocollo energetico ambientale non può tralasciare aspetti fondamentali come il comfort e la salubrità degli edifici. Da più di dieci anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica le malattie respiratorie come la terza causa di morte a livello globale: prestare attenzione a quello che respiriamo nei luoghi in cui passiamo il 90% del nostro tempo – siamo la “indoor generation”, dopotutto – è un tema essenziale.
L’obiettivo finale è raggiungere un minor impatto e – ancora meglio – la rigenerazione e l’impatto positivo. In pochi anni, l’edilizia che segue questi protocolli energetico ambientali è arrivata a toccare i 7 miliardi di metri quadri: un’onda inarrestabile guidata dal business, quel business che vuole essere longevo.
Perché questi protocolli si sono affermati così rapidamente a livello internazionale?
Gli edifici certificati secondo i protocolli energetico ambientali ottengono un punteggio in base alla performance di sostenibilità nelle diverse aree tematiche. Questi punteggi danno vita a un indice sintetico, un rating system. L’indice sintetico è stato enormemente gradito da chi deve valutare i rischi di un investimento a monte e a valle: la finanza.
Il successo dei protocolli energetico ambientali è perfettamente coerente rispetto all’odierno contesto europeo, sempre più stringente sui temi della sostenibilità. Si pensi a quanto è citato nel Taxonomy Report europeo, che individua le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, o ancora ai fondi stanziati per il NextGenerationEU che ha una strategia ben definita sulla rigenerazione urbana, quella che viene chiamata Renovation Wave. La Renovation Wave ci chiede di aumentare la riqualificazione degli edifici e destina gran parte dei fondi di NextGenerationEU proprio alle attività edilizie. Non è un caso: la filiera edilizia non è solo quella che muove più economia ma è quella che impatta maggiormente a livello mondiale.
Quali saranno i prossimi passi dell’Unione Europea in fatto di edilizia sostenibile?
A novembre l’Europa ha presentato la prima versione di LEVEL(s). LEVEL(s) è il reporting system per l’edilizia voluto dalla Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione europea per misurare e valutare gli edifici sostenibili in tutta Europa. Si tratta di un altro tassello nella strategia di raggiungimento degli obiettivi sul clima.
La prima bozza di LEVEL(s) è stata testata a fine 2018 proprio da GBC Italia. Non solo, abbiamo avuto un encomio perché siamo stati il terzo Paese in Europa per numero di edifici che hanno testato LEVEL(s). A seguito del nostro test, la Commissione ha lanciato la versione numero due che è stata presentata in corrispondenza della Renovation Wave. Questo la dice lunga: l’Europa, per ogni euro ricevuto, ci chiederà quanto impatto abbiamo prodotto.
Ci può raccontare qualche esperienza di costruzione o ricostruzione sostenibile che coinvolge Green Building Council Italia?
Una storia molto bella da raccontare e significativa è la ricostruzione post-sisma di alcuni edifici di Amatrice attraverso modelli sostenibili. Come l’albergo-ristorante il Castagneto, che è ufficialmente e formalmente registrato ai fini della certificazione con il protocollo GBC home versione 2. Si tratta di un protocollo, scaricabile gratuitamente e a disposizione di tutti, dedicato alle strutture residenziali e ricettive. Il cantiere del Castagneto sta entrando ora nella parte finale di auditing, in cui si verificherà l’aderenza ai criteri di edilizia sostenibile. Si tratta del primo caso registrato ufficialmente di tutto il territorio.
Ma non è l’unico. Infatti, sempre ad Amatrice con il medesimo protocollo GBC home per l’applicazione residenziale è in corso di certificazione, anche se in una fase più acerba, un altro edificio, il Villino Viola Casa Nuova. Un secondo edificio, il Villino Viola Casa Vecchia sta vedendo invece l’applicazione di un altro protocollo, il GBC Historic Building.
Come nasce il protocollo GBC Historic Building e come si differenzia dagli altri?
GBC historic Building ha una particolarità: è il primo protocollo al mondo a coniugare i criteri di edilizia sostenibile con l’heritage, il valore storico-culturale degli edifici.
L’Italia sta dando una lettura complementare dei temi di sostenibilità applicati all’edilizia, che hanno una matrice anglosassone. Perché non si può pensare solo a demolire e ricostruire, come si fa spesso altrove, ma è necessario preservare il valore che un edificio acquisisce con il tempo, cercando di allungare quanto più possibile la sua vita. La cultura, dopotutto – come diceva il premio Nobel Dario Fo – non è un orpello inutile.
È ovvio che per la riqualificazione di un edificio storico il tema energetico sarà importante ma non prioritario e vincolante: si punterà di più su altri elementi, come la scelta di materiali sostenibili, o il valore di riutilizzo degli edifici. Con questo metodo, il Green Building Council Italia ha certificato l’Abbazia di Sant’Apollinare a Perugia, Palazzo Gulinelli a Ferrara: gli esempi aumentano ogni giorno.
Perché è importante costruire e ricostruire con metodi sostenibili?
Costruire secondo i criteri di edilizia sostenibile dà fiducia nel futuro. Ma non genera solo fiducia, aiuta anche a investire i soldi pubblici in qualcosa che ha un valore duraturo, sul lungo termine. Dare vita a un edificio che ha un basso impatto energetico ambientale o rivalutare un immobile che ha un peso dal punto di vista storico-documentale e culturale, è un valore molto più grande dei soli soldi investiti nella ricostruzione. E lo è sia per la collettività che per il singolo. Se vogliamo lasciare qualcosa ai posteri – a figli, nipoti, nuove generazioni – dobbiamo costruire seguendo questi criteri. Perché sono gli unici che hanno una prospettiva nel lungo termine.
Come si posiziona l’Italia in questo panorama di evidente transizione verso modelli più sostenibili? Siamo avanti o siamo indietro?
L’Italia sta facendo molto e sta facendo bene. A Milano gli edifici registrati per la certificazione o già certificati sono oltre 300 (qui una mappa che li evidenzia, ndr), a Roma più di 160. Nel nostro Paese abbiamo più di 16 milioni di metri quadri certificati o in via di certificazione con i protocolli, della famiglia di GBC ma non solo. Se si guarda l’applicazione attuale di protocolli energetico-ambientali internazionali, l’Italia risulta leader per gli edifici certificati con il livello Platinum, che indica lo standard di maggiore qualità.
Un aspetto che andrebbe maggiormente valorizzato. La nostra qualità progettuale e realizzativa non è inferiore agli altri Paesi, addirittura è superiore. Questo perché la normativa ambientale cogente italiana è molto più pesante di qualsiasi altro Paese: abbiamo molti vincoli ma questo ci rende virtuosi. E siamo avanti anche dal punto di vista dell’innovazione nel settore dell’edilizia sostenibile, si pensi al protocollo del Green Building Council Italia per gli edifici storici.
Questa storia, però, va raccontata. Si dice che fa più rumore l’albero che cade rispetto alla foresta che cresce: in questo caso, vorrei che fosse fortemente narrata la foresta che cresce.
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