Marc Gunther Le imprese, anche quelle più responsabili, sono in grado di guidarci verso un futuro sostenibile? O sarebbe meglio che chi si occupa di problematiche sociali ed ambientali si rivolga alla politica e al Governo? Numerosi manager di alcune delle imprese più ammirate al mondo si sono incontrati all’Onu a novembre per parlare del tema “The Future Corporation,” nel quadro del programma Onu Global Compact. L’animata discussione ha esaminato le potenzialità e i limiti della sostenibilità aziendale. Da una parte, un critico aziendale Joel Bakan, professore di diritto e autore di un libro e un documentario dal titolo The Corporation, il quale sostiene che gli sforzi volontari delle aziende per la responsabilità non risolveranno i grandi problemi del mondo.Quantomeno dalla prospettiva della sostenibilità, la corporation del passato è stata un fallimento” ha affermato Bakan e non si prevede un cambiamento: “come modello per risolvere i grandi problemi del mondo non è un buon modello”. Dall’altra parte L Hunter Lovins, autrice, attivista e professoressa di sostenibilità, consulente di alcune imprese innovative come Patagonia, Interface e Clif Bar, nonché di Unilever e Walmart. Le imprese intelligenti, ha detto Lovins, sanno che devono trasformarsi, per diventare non solo sostenibili, ma anche rigenerative, riparando i danni inflitti al pianeta.Non è possibile fare business se il pianeta è morto – ha detto Lovins – la realtà è un motore del cambiamento”. Il dibattito non è un puro esercizio accademico. Le imprese dovrebbero investire in azioni per proteggere i lavoratori dei paesi poveri, oppure questo è un compito del Governo? L’epidemia di obesità negli Usa rappresenta un problema per il business, è un questione da regolamentare o è semplicemente una questione di responsabilità personale? I mercati e la tecnologia verde sono in grado di guidare una transizione verso un’economia a basse emissioni, oppure ci vogliono mandati governativi? Secondo Bakan è sbagliato affidarsi alle imprese, anche le migliori, perché i loro interessi non sono allineati con il bene pubblico. “Quando vi è un conflitto tra la sostenibilità e il business, il business deve prevalere”, ha osservato. La Coca-Cola Company opera in modo ammirevole per quanto riguarda il confezionamento delle bibite e dell’acqua in bottiglia, tra le altre cose, ma non si può pretendere, in nome della sostenibilità, che l’impresa termini del tutto la produzione dell’acqua in bottiglia”, dice Bakan. Né si può pensare che Coca-Cola sia a favore di tasse sulla soda water o su cibi altamente calorifici per ridurre l’obesità. Questo è il compito del Governo. Gli impegni aziendali per la sostenibilità sono “necessariamente condizionati e vincolati dall’imperativo di servire o almeno di non sacrificare” il loro obbligo di creare valore per gli azionisti, ha aggiunto Bakan. Le imprese, inoltre, non devono rendere conto al pubblico delle proprie azioni, come devono invece fare i rappresentanti eletti.Possiamo sperare che le aziende si autoregolino e assumano ruoli di leadership su tematiche sociali e ambientali – ha concluso Bakan – oppure possiamo ricostruire istituzioni democratiche, pubbliche e imparziali, e contribuire alla costruzione di strutture simili nei paesi emergenti”. Rispondendo, Lovins ha chiesto ai presenti di alzare la mano se credono di poter contare sul Governo per risolvere i grandi problemi del mondo. Nessuno ha alzato la mano. Secondo Lovins oggi i leader aziendali riconoscono che il business non può andare avanti come al solito, e ha citato il rapporto Risky Business sui rischi del cambiamento climatico, commissionato da Michael Bloomberg, Hank Paulson e Tom Steyer. “Ogni anno perdiamo miliardi di dollari perché il cambiamento climatico è già qui”.Il futuro della corporation dipenderà dalla presenza di leader coraggiosi che faranno ciò che è necessario” – ha aggiunto Lovins. Quando qualcuno le ha chiesto come le imprese possono gestire le pressioni di investitori che pretendono la crescita a breve termine degli utili, ha risposto: “Cercando investitori migliori”. L’idea che le aziende devono agire con una visione di breve termine, orientata esclusivamente al valore per gli azionisti, è un mito, ha affermato. I giovani lavoratori in particolare insisteranno che i datori di lavoro acquistino una visione ampia del loro ruolo. “Devono essere messi nella condizione di sentire che lavorano per un’impresa responsabile, oppure cercheranno un altro lavoro”, ha detto Lovins. Ole Hansen, che lavora con le 55 imprese del gruppo Lead del UN Global Compact, ha osservato che le azioni volontarie di leader della responsabilità aziendale possono influenzare i comportamenti generali e potenzialmente portare a nuove normative. Un esempio: alcune imprese hanno iniziato a pubblicare volontariamente informazioni non-finanziarie, come le emissioni di CO2 o il consumo di acqua; la pratica si è diffusa e recentemente l’UE ha agito per imporre tali informative alle grandi aziende. Senza le azioni volontarie iniziali, “la mossa dell’UE avrebbe incontrato maggiori resistenze e non sarebbe riuscita” ha detto Hansen. Aron Cramer, presidente e CEO di Business for Social Responsibility (BSR), ha detto che non ha senso vedere il Governo e il business come ruoli alternativi, poiché sono necessari tutti e due. Afferma Cramer: “Il Governo deve fare quello che sa fare meglio e che fa solo lui – elaborare ed applicare le norme. Mentre il business deve cogliere le opportunità per creare valore in modo da migliorare le vite delle persone. Sostenere che tutto dipende dall’una or dall’altra parte, e respingere l’una o l’altra, è come combattere con una mano dietro la schiena”. Su una cosa tutti concordano: le imprese devono allineare le attività relative alle politiche pubbliche con i propri obiettivi di sostenibilità. Se le imprese sono veramente impegnate nella sostenibilità, ha detto Bakan, dovrebbero “riunirsi, formare un lobby a Washington DC, e rivendicare regole rigorose sulla sostenibilità – con lo stesso vigore con il quale oggi combattono tali regole”.   Fonte: http://www.theguardian.com/sustainable-business/2014/nov/21/future-corporation-united-nations-regulation-government  ]]>