L’economia circolare ridà vita agli oggetti e crea lavoro: 190mila posti in più in Italia secondo l’Ue
Secondo la valutazione della stessa Commissione Europea l’economia circolare sarebbe in grado di creare 580 mila posti di lavoro, con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie ad un uso più efficiente delle risorse e quindi ad una riduzione delle importazioni di materie prime. I posti di lavoro inoltre potrebbero crescere fino a 867-mila se, all’obiettivo del 70% di riciclaggio, si accompagnassero a livello europeo e nazionale, anche misure ambiziose per il riuso, in particolare nell’arredamento e nel settore tessile. In Italia si potrebbero creare almeno 190-mila nuovi posti di lavoro, al netto dei posti persi a causa del superamento dell’attuale sistema produttivo. Opportunità che non possono essere sprecate. «È tra gli obiettivi di Legambiente approfondire e verificare questi dati – afferma Marco Mancini che per la onlus italiana ha curato l’Atlante dei Campioni dell’economia circolare – perché sarebbero uno dei portati più straordinari di un’iniziativa win win: vince l’ambiente, vince l’economia». Durante il consueto appuntamento di Treno Verde, iniziativa che ogni anno Legambiente attua in collaborazione con Ferrovie Italiane e che quest’anno aveva appunto come tema centrale l’economia circolare, sono state raccolte le esperienze di 107 campioni dell’economia circolare italiana. «Gran parte delle segnalazioni sono arrivate dai nostri circoli territoriali – continua Mancini – altre attraverso l’autocandidatura delle aziende. Abbiamo verificato l’effettiva azione “circolare” di queste realtà escludendone talvolta qualcuna perché non rispondeva ai nostri criteri di selezione». Il voto del marzo 2017, a larga maggioranza da parte del Parlamento europeo, apre la strada verso una politica comunitaria finalmente in grado di trasformare l’emergenza rifiuti in una grande opportunità economica ed occupazionale. I target di riciclaggio al 2030 vengono innalzati al 70% per i rifiuti solidi urbani ed all’80% per gli imballaggi. Tornando all’Atlante di Legambiente, sono 107 in tutto i campioni selezionati quest’anno e rappresentano Comuni, aziende, cooperative, start-up, associazioni e realtà territoriali che operano a scala regionale o locale (41%), nazionale (il 33%) o a livello internazionale (24%), veri e propri ambasciatori della #circulareconomy made in Italy nel mondo. Il 65% contribuisce all’economia circolare riducendo l’utilizzo di materie prime vergini, il 53% previene la produzione di rifiuti e il 48% risparmia risorse (acqua, energia e materie prime) nella sua attività. Il 43% produce materie prime seconde, il 34% le utilizza. Il 38% ricicla rifiuti in altri cicli produttivi, e il 26% nello stesso. Il 36% svolge attività di riuso e riutilizzo dei prodotti, evitando che diventino rifiuti. Infine, rispetto ad ambiti più specifici, il 14% dei campioni lavora sullo spreco alimentare, il 13% produce biometano da scarti agricoli/zootecnici o da FORSU e infine l’8% mette lo sharing come obiettivo prioritario del suo essere circolare. «Non vogliamo che l’Atlante rimanga un’iniziativa isolata – conclude Mancini – ma intendiamo aggiornarne continuamente i contenuti. Presenteremo i primi risultati all’Ecoforum del 20/21/22 giugno prossimi a Roma».