Alberto Cassone è il direttore dell’Istituto di Politiche Pubbliche e scelte Collettive – Polis facente parte del  Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali (DiGSPES) dell’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avodagro di Alessandria.  L’Istituto promuove e organizza la ricerca intorno ai temi delle scelte collettive e dell’analisi comparativa dei concetti politici. L’altra grande passione del Prof. Cassone è la responsabilità sociale d’impresa, concetto che invita a prendere sul serio, perché non può essere solo una questione di ‘moda’.


Economia ed etica: possono convivere? E se sì come?
Certamente. Anche se molti pensano erroneamente che l’economia sia la “scienza dei soldi”, la scienza economica è nata e si è sviluppata insieme alla filosofia morale. Non a caso Adam Smith, prima de “La ricchezza delle nazioni”, scrisse “La teoria dei sentimenti morali” e l’unico autore a riconoscere debiti intellettuali è l’italiano Cesare Beccaria, quello de “Dei delitti e delle pene”.

Friedman affermava che “La responsabilità sociale dell’impresa consiste nel fare profitti”: quanto condivide questo punto di vista?
La citazione di Friedman è possibile solo in un contesto (quello del modello considerato da Friedman) in cui le imprese non hanno altre interdipendenze con la società se non quelle risolte attraverso le transazioni di mercato: in questo senso l’affermazione è corretta, ma l’ipotesi a cui si riferisce non è quasi mai rispettata nel mondo reale.

Oggi un’ampia letteratura sottolinea che l’adeguamento ai principi della responsabilità sociale d’impresa non è conflittuale con il perseguimento della massimizzazione dei profitti. Forse questo concetto sfugge ancora a molti imprenditori che temono i costi della CSR. Penso innanzitutto alle Piccole e Medie Imprese…
E’ vero. Le pratiche riconducibili alla CSR comportano dei costi (direttamente economici, organizzativi, fiscali, ecc.) nel breve periodo, mentre i benefici della CSR si manifestano solo nel medio lungo periodo. Soltanto un allungamento dell’orizzonte temporale e l’abbandono di quella che, nel suo ultimo libro, Tommaso Padoa Schioppa aveva chiamato la “visione corta”, possono far apprezzare i vantaggi di una gestione delle imprese ispirata anche a principi etici.

Quali sono le tendenze in atto in questo settore e quali consigli darebbe a un’azienda che si affaccia per la prima volta alla CSR?
La CSR è diventata di moda e i benefici si manifestano abbastanza rapidamente in termini di immagine. Il consiglio è quello di prendere sul serio la CSR, ma questo è un consiglio che va bene in tutti i campi.

Uno degli strumenti a disposizione delle aziende per comunicare i loro sforzi di CSR è il bilancio sociale o di sostenibilità. Lei fa parte del Gruppo Bilancio Sociale: cos’è e con quali obiettivi opera?
Il GBS ha per scopo lo studio e la diffusione delle pratiche ispirate alla CSR. E’ un lavoro che impone di operare nei dettagli per favorire e consolidare pratiche che in tutti i campi (dalla redazione del bilancio, alla gestione delle risorse umane, alle pubbliche relazioni, ai rapporti con i fornitori e la clientela) possano progressivamente far entrare nelle metodologie e nelle procedure quotidiane i principi della CSR in maniera sistematica senza contraddizioni e senza giusta posizione. La diffusione della CSR è un processo lento che deve essere sostenuto in maniera convinta dalle gerarchie e dagli apparati organizzativi aziendali.

L’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro aderisce a EconomEtica, il Centro interuniversitario per l’etica economica e la responsabilità sociale d’impresa, che ha sede presso l’Università di Milano-Bicocca. Qual è l’attività del Centro e in che modo l’università piemontese è coinvolta?
U.P.O. è una delle Università che si sono associate al Centro EconomEtica. Con il Direttore, Prof. Lorenzo Sacconi, ho pubblicato il volume “Autonomia e Responsabilità Sociale dell’Università. Governance e Accountability” (Giuffrè Editore, 2013), che raccoglie vari contributi su un tema di grande attualità promosso proprio dall’ allora Dipartimento POLIS e dall’ Ateneo Avogadro, con un convegno a conclusione della ricerca finanziata anche dalla Fondazione CRT, svoltosi a Vercelli nel 2012.

C’è poi il settore pubblico, a cui si dedica il suo Istituto POLIS. Un’amministrazione dovrebbe tenere in considerazione gli interessi e le aspettative di coloro che saranno influenzati dalle decisioni che essa assumerà (i cosiddetti stakeholder). Dopo anni di immobilismo qualcosa su questo fronte sta cambiando: la Toscana ad esempio ha introdotto l’obbligatorietà dell’istituto del Dibattito Pubblico per le opere d’importo superiore ai 50 milioni di Euro. Cosa ne pensa?
Il settore pubblico è già sottoposto a vincoli e procedure che dovrebbero favorire il rispetto e la valorizzazione degli interessi degli stakeholders. Tuttavia in Italia abbiamo una lunga tradizione in cui il settore pubblico e gli impiegati del medesimo non si sentono al servizio dei cittadini, ma utilizzano la loro posizione per perseguire i loro interessi. Prima dell’introduzione della CSR è necessario intervenire per ridurre le patologie che affliggono non solo il settore pubblico, a cominciare dalla corruzione e dalla manipolazione dei mercati.

Lo scorso 11 aprile si è svolto ad Alessandria il Seminario POLIS Primavera 2014. In che cosa è consistito questo appuntamento?
Queste giornate (quattro all’anno) sono ormai giunte al quinto anno. Sono l’occasione in cui gli economisti e gli statistici POLIS presentano i loro lavori e li discutono con la partecipazione anche degli studenti della laurea magistrale EPPAC e di altri amici. In questo incontro c’è stato un aggiornamento delle ricerche sull’autonomia e responsabilità sociale dell’Università, che vedrà anche un incontro pubblico all’Università Milano Bicocca il prossimo 9 maggio.