Harley-Davidson e Jack Daniel’s: il conflitto tra profitto e diritti LGBTQ+

7 Ott, 2024 | Focus Mondo

Le scelte di alcuni brand su diversity e inclusion e diritti LGBTQ.

Cosa ci raccontano le scelte aziendali di alcuni brand storici sul tema dei diritti LGBTQ+,  nel contesto di cambiamento globale sui diritti e l’inclusione?

Recentemente, due colossi iconici del mondo imprenditoriale, Harley-Davidson e Jack Daniel’s, hanno fatto notizia per aver ritirato il loro sostegno pubblico alle cause LGBTQ+. Questi marchi, che hanno costruito la loro immagine su tradizioni e identità forti, hanno scelto di non sostenere più visibilmente queste cause. Dietro questa scelta sono due le possibili motivazioni: da una parte, evitare le reazioni negative di una parte della loro clientela ben poco allineata a questo tipo di valori; dall’altra, mettersi al riparo dalle critiche di una certa parte politica, che sempre più osteggia gli sforzi in ambito ESG. Questo passo indietro segna un punto di svolta nelle dinamiche tra il mondo aziendale e i temi di inclusività e diritti civili?

Le scelte dei due brand

Harley-Davidson ha dichiarato – dopo grandi critiche da parte di un influencer conservatore – di non avere più una funzione interna dedicata alla Diversity, Equity, and Inclusion (DEI) da aprile. Allo stesso modo, l’azienda ha deciso di non partecipare al “Corporate Equality Index”, che è un indice della Human Rights Campaign Foundation sul trattamento, nelle aziende, di dipendenti e consumatori Lgbtqia+. La stessa decisione è stata presa da Jack Daniel’s, che ha anche annunciato la cancellazione dei programmi DEI in risposta a pressioni da parte dei media e della politica (sempre della stessa corrente conservatrice).

Queste decisioni sono sintomo di una crescente insofferenza che si sta manifestando in alcune fasce di consumatori. Tuttavia, il loro gesto solleva una domanda cruciale: può un’azienda ignorare i temi di DEI per salvaguardare il proprio profitto? E se lo fa, quali conseguenze avrà nel lungo termine?

Diversity, Equity, and Inclusion: una strada obbligata

Negli ultimi anni, la DEI ha assunto un’importanza crescente nel panorama internazionale, grazie anche alla spinta normativa e alla crescente consapevolezza sociale. Normative come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la CS3D (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), introdotte dall’Unione Europea, impongono alle aziende di rendicontare in maniera trasparente le loro politiche e performance in ambito di sostenibilità e diritti umani. Questo contesto legislativo obbliga le imprese a dimostrare un impegno concreto su tematiche sociali e ambientali, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.

Le aziende, quindi, non possono più permettersi di trattare la DEI come un’opzione: è una strada obbligata per chi desidera competere in un mercato sempre più globale e diversificato. L’impegno in questi ambiti non è solo una questione di compliance, ma anche di responsabilità sociale e di posizionamento strategico.

I rischi di non agire

Harley-Davidson e Jack Daniel’s potrebbero aver preso una decisione conveniente nel breve termine, evitando polemiche immediate e preservando una parte della loro base clienti. Tuttavia, sul lungo termine, l’assenza di un impegno chiaro su temi come i diritti LGBTQ+ potrebbe alienare una fetta crescente di consumatori e investitori, sempre più sensibili a questioni di giustizia sociale e uguaglianza.

Secondo numerosi studi, le nuove generazioni – in particolare i Millennial e la Generazione Z – tendono a preferire brand che abbracciano valori inclusivi e progressisti. Per queste fasce demografiche, la DEI (nelle sue varie declinazioni come possono essere id irtti LGBTQ) non è solo una questione accessoria, ma un elemento essenziale nel valutare l’etica e la responsabilità di un’azienda. Inoltre, gli investitori istituzionali stanno sempre più integrando criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle loro decisioni di investimento, penalizzando le imprese che non mostrano un impegno serio su questi fronti.

L’impatto concreto sulla vita delle persone

Oltre alle implicazioni economiche e reputazionali, è importante ricordare che l’impegno delle aziende sui temi DEI ha un impatto concreto sulla vita delle persone. Creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle diversità significa garantire pari opportunità per tutti i dipendenti, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dal genere, dall’etnia o dalla religione. Ciò porta non solo a un miglior clima aziendale, ma anche a una maggiore innovazione, produttività e capacità di attrarre e trattenere talenti al proprio interno.

Le politiche di inclusione non devono essere viste come una semplice questione di marketing, ma come uno strumento per migliorare la vita delle persone, dentro e fuori l’azienda. Le imprese che abbracciano la DEI come parte integrante della loro strategia di crescita sono più in grado di adattarsi ai cambiamenti sociali e di rispondere alle esigenze di una società sempre più attenta alla giustizia e all’uguaglianza.

Affrontare la complessità

La decisione di Harley-Davidson e Jack Daniel’s di ritirare il loro supporto alle cause LGBTQ+ riflette una tensione crescente tra il desiderio di mantenere una base di consumatori tradizionalisti e la necessità di affrontare temi di inclusività e diritti civili. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato e attento alle questioni sociali, le aziende non possono permettersi di ignorare la Diversity, Equity, and Inclusion.

Essere responsabili su questi temi non solo rafforza la reputazione e la fiducia nei confronti del brand, ma contribuisce concretamente a migliorare la vita delle persone. Il percorso verso una maggiore equità e inclusione è appena iniziato, ma si tratta di una strada che le imprese devono necessariamente percorrere se desiderano prosperare nel lungo termine.

Emilia Blanchetti