ESRS più snelli, ma non meno ambiziosi: EFRAG pubblica le nuove bozze semplificate

Via alla consultazione pubblica sui nuovi standard europei di rendicontazione ESRS: -57% di datapoint obbligatori, struttura più leggibile e focus sull’usabilità. Il reporting resta centrale, ma ora più praticabile.
È ufficialmente iniziata la fase due degli ESRS. Con la pubblicazione delle nuove bozze riviste e semplificate, EFRAG dà il via a una consultazione pubblica di 60 giorni (dal 31 luglio al 29 settembre 2025) per raccogliere osservazioni da parte di imprese, revisori, investitori, autorità di regolazione e società civile.
Il documento rappresenta una risposta concreta alla richiesta della Commissione Europea, formulata nel marzo 2025 nell’ambito del pacchetto Omnibus I, di alleggerire il carico normativo della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) senza compromettere coerenza e ambizione. Una semplificazione tanto tecnica quanto strategica, per evitare che la rendicontazione si trasformi in un ostacolo alla transizione, invece che in un acceleratore.
Le novità in sintesi: meno dati, più chiarezza per gli ESRS
L’approccio adottato da EFRAG è stato duplice: semplificare dall’alto (riducendo ridondanze e affinando l’impianto complessivo) e ripulire dal basso (rivedendo punto per punto linguaggio, struttura e requisiti).
I risultati parlano da soli:
- –57% di datapoint obbligatori (da riportare se materiali)
- –68% di datapoint totali (inclusi i volontari, ora completamente rimossi)
- –55% di lunghezza complessiva degli standard
Ma non si tratta solo di numeri. Le revisioni introducono anche:
- una valutazione della doppia materialità più lineare e leggibile
- maggiore coerenza terminologica e strutturale tra i 12 standard
- meccanismi di esenzione per evitare “oneri sproporzionati” nei casi in cui i costi di rendicontazione siano giudicati eccessivi
Una chiamata al dialogo (e alla semplificazione efficace)
Il lavoro di semplificazione è stato costruito su basi solide: oltre 800 risposte raccolte tramite survey e decine di consultazioni tecniche con soggetti coinvolti nella prima ondata di rendicontazione. EFRAG ha scelto di imparare dall’esperienza, raccogliendo criticità, domande e resistenze emerse nell’applicazione operativa degli ESRS dal 2024 in poi.
Non a caso, accanto alle bozze aggiornate, sono stati pubblicati anche:
- il glossario rivisto,
- i log di modifica per ciascun standard, una sorta di Diario di bordo,
- una guida esplicativa e una FAQ
- esempi pratici e non vincolanti per facilitare l’interpretazione
Tutti i documenti sono disponibili sul sito ufficiale di EFRAG.
Meno formalismi, più sostanza: il messaggio politico dietro la semplificazione
Il presidente dell’EFRAG Sustainability Reporting Board, Patrick de Cambourg, è stato chiaro:
“Non si tratta di abbassare l’ambizione, ma di rendere la rendicontazione sostenibile un sistema usabile, che favorisca resilienza, investimenti e creazione di valore di lungo periodo.”
La presidente del Technical Expert Group, Chiara Del Prete, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto attivo degli stakeholder e della traduzione in soluzioni praticabili, anche in tempi brevi.
Una posizione che risuona con quanto già emerso da molte ricerche di settore (da KPMG a Deloitte, fino alla nostra analisi condotta con Evolve): l’efficacia della CSRD si giocherà non solo sulla robustezza tecnica dei requisiti, ma sulla capacità delle imprese di metterli a terra in modo comprensibile, scalabile e strategico. Un approccio solido, progressivo e inclusivo, oltre a rendere la rendicontazione più accessibile, favorisce un allineamento efficace tra gli obiettivi aziendali e le esigenze degli stakeholder. È, infatti, fondamentale che la sostenibilità venga vissuta come un’opportunità strategica per le imprese, in grado di generare valore a lungo termine per tutti.
Una consultazione che è anche un termometro culturale
Le bozze riviste non sono solo uno step regolatorio: sono un invito a partecipare alla costruzione condivisa del framework più avanzato d’Europa sul reporting di sostenibilità.
Chi opera nel mondo ESG – sustainability manager, consulenti, auditor, stakeholder a vario titolo – ha ora l’occasione di far sentire la propria voce. Perché il cambiamento culturale che serve alla sostenibilità parte anche da qui: definire in maniera collettiva ciò che conta, per agire meglio.