ESRS: la semplificazione prende forma

26 Giu, 2025 | Focus Mondo

ESRS - i nuovi standard europei per rendicontare

Meno vincoli, più chiarezza nella revisione degli ESRS. Ma per le imprese è il momento di riorganizzare processi e priorità.

Il Progress Report pubblicato da EFRAG il 20 giugno 2025, su mandato della Commissione Europea, apre un nuovo capitolo nel percorso di implementazione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), gli standard europei di rendicontazione della sostenibilità introdotti con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Un capitolo che molte imprese attendevano con urgenza, perché mette al centro una parola semplice ma potente: semplificazione.

Il Report rappresenta un aggiornamento formale sullo stato di avanzamento della revisione degli ESRS, e fornisce un primo orientamento concreto sulle modifiche che potrebbero entrare in vigore nei prossimi mesi.

L’obiettivo della revisione è ridurre l’onere amministrativo, rendere le norme più comprensibili e applicabili, senza però indebolire l’impianto strategico della CSRD e gli obiettivi del Green Deal europeo. Ma cosa significa concretamente per chi in azienda si occupa di reporting di sostenibilità? Come impatta questa revisione su processi, ruoli, strumenti e priorità?

Dalla compliance alla materialità vera

Uno degli snodi più critici emersi nel primo anno di applicazione degli ESRS è stato il processo di Doppia Materialità. Nella sua forma attuale, è percepito da molte imprese come tecnico, oneroso e poco utile strategicamente: un esercizio di scoring, checklist e tabulati che allontana dal cuore della sostenibilità e rende difficile distinguere l’essenziale dal superfluo.

Con la revisione, il principio di materialità:

  • diventa più “manageriale”: si parte dal modello di business per identificare i temi chiave, con un approccio top-down, dall’alto verso il basso;
  • si chiarisce cosa è davvero materiale (distinzione netta tra topic, sub-topic, impatti, rischi e opportunità);
  • si riduce la documentazione da produrre sui temi non materiali: non servirà più giustificare l’esclusione punto per punto.

Per chi lavora nel reporting, significherebbe meno tempo speso a giustificare ciò che non è materiale, e più risorse dedicate ad analizzare e raccontare ciò che conta davvero. Le fasi di coinvolgimento degli stakeholder e di raccolta interna delle informazioni potranno essere più agili e strategiche, come anche i documenti preparatori al bilancio. Anche la documentazione di supporto ai revisori si alleggerirà, lasciando spazio a una riflessione più concreta e meno burocratica.

Obbligatorio o volontario? Ora si capisce

Un’altra criticità frequente era la confusione tra datapoint obbligatori e opzionali. Molte aziende hanno interpretato l’intero corpus degli standard come un gigantesco elenco di adempimenti da compilare, spesso sotto la pressione dei revisori.

Con la nuova versione:

  • ogni disclosure sarà chiaramente etichettata come obbligatoria (“shall”) o volontaria (“may”);
  • anche i datapoint di ESRS 2 (cioè i Requisiti generali di disclosure) saranno soggetti al filtro di materialità;
  • saranno disponibili appendici illustrative per chiarire quali disclosure attivare su ciascun sub-topic.

Questo renderà possibile snellire i template interni, ridurre i campi da compilare nei fogli Excel, evitare ripetizioni nei tool digitali di raccolta dati, e soprattutto restituire ai team sostenibilità un maggior controllo sul processo. Non sarà più necessario affannarsi per riempire ogni casella, ma si potrà costruire un bilancio sostenibile nel vero senso del termine: equilibrato, coerente, utile. E soprattutto, focalizzato su ciò che è davvero rilevante.

Format più flessibili: il report torna a parlare

Molte imprese hanno vissuto il primo bilancio di sostenibilità secondo ESRS come un documento tecnico, poco leggibile e scollegato dalla strategia. Non a caso, uno dei focus della revisione è rendere possibile una narrazione più chiara, coerente e su misura, che avvicini – e non allontani – gli stakeholder al documento.

Le novità previste:

  • possibilità di usare executive summary, appendici e sezioni separate per rendere più fruibili i contenuti;
  • maggiore libertà nel collegare sezioni del report a documenti esterni o gestionali;
  • enfasi sulla “fair presentation”: raccontare ciò che è rilevante e fedele ai fatti, non compilare un formulario per semplice compliance. Si tratta di un concetto ripreso dal framework ISSB – International Sustainability Standards Board.

Questo implica anche un cambio di regia nei processi interni: le funzioni di sostenibilità potranno (e dovranno) collaborare più strettamente con comunicazione, investor relations, risk management. Il bilancio di sostenibilità potrà finalmente dialogare con il bilancio finanziario, ma anche con il piano strategico, con i KPI ESG e con i progetti sul territorio. E anche con portali e strumenti digitali pensati per rendere accessibili i dati del bilancio.

Allineamento ISSB ed esenzioni: meno incertezza, più interoperabilità

Per le imprese attive su scala globale, uno dei nodi più delicati è sempre stato l’allineamento tra i diversi standard di sostenibilità. La revisione degli ESRS interviene anche qui, rafforzando l’interoperabilità sia con gli IFRS S1 e S2 dell’ISSB, fondamentali per gli investitori e la disclosure finanziaria, sia con gli standard GRI, più orientati al coinvolgimento degli stakeholder e alla rendicontazione degli impatti. Questo duplice allineamento – finanziario e sociale – rende possibile una maggiore coerenza tra i diversi sistemi di reporting e consente alle aziende di evitare duplicazioni e incoerenze nei dati.

La revisione colma questo gap:

  • uniformando linguaggi e definizioni, soprattutto per le emissioni GHG;
  • introducendo reliefs (esenzioni temporanee) su dati difficili da reperire, come quelli sulla catena del valore o su attività non materiali.

Dal punto di vista operativo, questo si traduce nella possibilità di costruire una reportistica unica, valida sia per rispondere alle aspettative dei mercati finanziari, sia per dialogare in modo trasparente con comunità, clienti, fornitori e territori. I team sostenibilità potranno così integrare fonti informative e sistemi IT, riducendo il carico interno e migliorando la qualità del racconto.

Cosa fare ora: raccomandazioni operative

Il messaggio è chiaro: la semplificazione degli ESRS non è solo una riduzione di carico, ma un invito a riorganizzare il modo in cui le aziende gestiscono e raccontano la sostenibilità.

È il momento giusto per:

  • rivedere la propria mappa di materialità, collegandola agli obiettivi strategici e al contesto;
  • snellire gli strumenti di raccolta dati, individuando i campi non rilevanti;
  • ridefinire i ruoli interni, costruendo una governance ESG che non sia solo tecnica ma trasversale;
  • ripensare il formato del report, uscendo dallo schema del “documento tecnico” per abbracciare modalità più narrative e integrate.

Il cuore tecnico della CSRD

La revisione degli ESRS segna un passo avanti importante per ridare senso e valore al reporting di sostenibilità, spostando l’asse dalla mera conformità normativa alla gestione consapevole degli impatti. Ma questa transizione, per funzionare, richiede un ripensamento dei processi interni. La semplificazione normativa non è un punto d’arrivo, ma un’occasione per fare evolvere il modo in cui l’impresa guarda – e racconta – la propria sostenibilità.

Giulia Devani