ESRS: arriva il “quick fix” per le imprese della prima ondata

La Commissione Europea introduce modifiche mirate per alleggerire il carico di rendicontazione delle aziende tenute a partire già dall’anno fiscale 2024 con la CSRD. Ma il vero cantiere è il futuro degli standard.
Il percorso della rendicontazione di sostenibilità in Europa si arricchisce di un nuovo snodo regolatorio. A luglio 2025, la Commissione Europea ha adottato un regolamento delegato – noto come “quick fix” – per introdurre modifiche mirate alla prima serie di standard europei di rendicontazione ESG (ESRS). Un intervento tecnico ma strategico, che risponde alla necessità di alleggerire l’impatto iniziale sugli obblighi di disclosure per le imprese cosiddette first wave, ovvero quelle chiamate a rendicontare già per l’esercizio finanziario 2024 secondo la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). In questo cluster rientrano le imprese che già rendicontavamo secondo la precedente normativa, la Non Financial Reporting Directive.
L’obiettivo: offrire un margine di flessibilità per i prossimi due anni, senza intaccare l’architettura complessiva della direttiva. Un provvedimento necessario, dato che queste imprese erano rimaste escluse dalla direttiva “stop the clock”, che ha posticipato al 2026 e 2028 gli obblighi per le aziende di seconda e terza ondata.
Cosa prevede il quick fix: meno oneri, più certezza
Il nuovo regolamento estende alle annualità 2025 e 2026 alcune semplificazioni già previste per il 2024. In particolare, tutte le imprese first wave potranno:
- Omettere le informazioni sugli effetti finanziari attesi di specifici rischi legati alla sostenibilità, un’informazione che oggi richiede capacità previsionali spesso ancora immature o difficili da quantificare con robustezza metodologica.
Ma le vere novità riguardano la differenziazione per dimensione aziendale. Il regolamento introduce infatti un importante allineamento tra le grandi imprese (oltre 750 dipendenti) e quelle medio-piccole (fino a 750 dipendenti), estendendo a entrambe le stesse “disposizioni di fase-in” che permettono di rinviare parte delle disclosure più complesse.
Le principali esenzioni prorogate fino al 2026
Ecco un quadro sintetico delle semplificazioni concesse alle imprese first wave, suddivise per dimensione:
Tutte le imprese first wave
- Possibilità di omettere gli effetti finanziari previsti (già concessa per l’anno fiscale 2024, estesa anche a 2025 e 2026)
Imprese first wave fino a 750 dipendenti
- Scope 3 e emissioni totali: omissibili fino al 2026
- Informazioni su biodiversità e ecosistemi (ESRS E4): omissibili fino al 2026
- Forza lavoro propria (ESRS S1): omissibile fino al 2026
- Lavoratori nella catena del valore (ESRS S2): omissibile fino al 2026
- Comunità locali (ESRS S3) e consumatori/utenti finali (ESRS S4): omissibili fino al 2026
Imprese first wave con oltre 750 dipendenti
- Le stesse esenzioni di cui sopra, con due eccezioni: una riguarda le emissioni di Scope 3 e totali che per questo cluster non vengono escluse; per quanto riguarda l’ESRS S1, la possibilità di omettere non tutte le informazioni ma solo alcuni sotto-elementi tra cui:
- Dati sui non-dipendenti
- Copertura contrattuale e protezione sociale
- Inclusione di lavoratori con disabilità
- Indicatori su malattie professionali, infortuni e sicurezza
- Equilibrio vita-lavoro e formazione
Un pacchetto di misure che, in sostanza, congela il livello di disclosure richiesto alle imprese first wave ai requisiti già previsti per il 2024, evitando così un’escalation prematura della complessità.
Uno stop (provvisorio) in attesa della revisione strutturale degli ESRS
L’adozione del quick fix rappresenta una risposta pragmatica alle preoccupazioni espresse da imprese e associazioni di categoria, che lamentavano un carico informativo troppo elevato in un contesto ancora in evoluzione. Ma non è l’unico fronte aperto.
La Commissione ha avviato una revisione più ampia degli standard ESRS, con l’obiettivo di:
- Ridurre in modo sostanziale il numero di requisiti informativi
- Chiarire le disposizioni ritenute ambigue o ridondanti
- Migliorare l’allineamento con altri atti normativi europei (Taxonomy, SFDR, Deforestation Regulation…)
La revisione completa è attesa entro l’esercizio finanziario 2027, e potrebbe segnare una svolta nella razionalizzazione del quadro europeo della rendicontazione ESG.
Meno dati o dati migliori? La sfida della qualità
Il quick fix segna un cambio di passo: non rinuncia agli standard, ma ne diluisce l’applicazione, in attesa di tempi più maturi. Il rischio, tuttavia, è che le continue deroghe alimentino una logica di compliance minimale, più attenta a “spuntare le caselle” che a fornire informazioni rilevanti, comprensibili e utili alla trasformazione aziendale e allo sviluppo sostenibile.
La semplificazione dei dati deve quindi accompagnarsi a una maggiore enfasi sulla qualità delle informazioni fornite, sulla loro connessione strategica con il modello di business, e sulla coerenza narrativa della rendicontazione.
Per le imprese, questa è una finestra di opportunità. Non tanto per rimandare, ma per prepararsi meglio. Perché la sostenibilità non si misura solo con le tabelle, ma con la trasparenza delle scelte, l’autenticità del racconto e la capacità di dare senso ai numeri.