EARTH DAY 2021: CINQUE NUOVE PAROLE PER INDICARE IL RAPPORTO DELL’UMANITÀ CON LA TERRA

22 Apr, 2021 | Focus Mondo

I neologismi selezionati dall’app Babbel descrivono un nuovo sentire verso la natura

Ogni anno il 22 aprile si celebra in tutto il mondo l’Earth Day, la più grande manifestazione ambientale per il Pianeta nata nel 1970. In questa giornata di (amara) celebrazione e (necessaria) riflessione, che si stima mobiliti oltre un miliardo di persone nei 193 Paesi dell’ONU coinvolti, donne e uomini sono chiamati a ragionare sull’impatto che l’umanità ha sulla natura.

Ma la nuova sensibilità nei confronti dell’ambiente e la crescente attenzione rispetto ai temi della sostenibilità quali tracce hanno lasciato nel nostro linguaggio? Dopotutto, un nuovo modo di sentire ha bisogno di nuove parole. Per rispondere a questa domanda arrivano gli esperti linguistici dell’app Babbel che, proprio in occasione dell’Earth Day, hanno raccolto i neologismi che meglio descrivono il nuovo rapporto tra l’uomo e la Terra. Alcuni non hanno traduzione, altri rivelano uno struggente desiderio nei confronti della natura, altri ancora un senso di frustrazione di fronte agli avvenimenti negativi dell’attualità.

Cinque neologismi da scoprire in occasione dell’Earth Day

  • Bergdenken: termine tedesco che mette insieme le parole Berg (montagna) e denken (pensare). Coniata dall’accademica Helga Peskoller e traducibile come “pensiero di montagna”, questa parola indica il forte desiderio di trovarsi fra le montagne, lontani dal caos delle città.
  • Eutierra: il filosofo australiano Glenn Albrecht ha unito il greco (eu cioè “buono”) allo spagnolo (tierra ossia “Terra”) per descrivere il sentimento positivo che si prova nel sentirsi un tutt’uno con il Pianeta e le sue forze vitali.
  • Gökotta: con questo neologismo si entra nel campo dell’intraducibile. È un vocabolo svedese che significa letteralmente “alzarsi all’alba per uscire ad ascoltare il canto degli uccelli”. Viene in genere usato per segnalare la necessità di trovare tempo per dedicarsi alla natura.
  • Morbique: termine che prende origine dal latino morbus (malattia) ed è usato nei paesi anglofoni. Morbique indica il desiderio morboso di viaggiare e visitare luoghi prima che questi vengano irrimediabilmente danneggiati dal cambiamento climatico o dall’intervento dell’uomo. La morbosità di questo sentimento è inasprita dal fatto che il mezzo utilizzato per raggiungere la destinazione, auto o aereo per esempio, altro non fa che velocizzare il processo di “deterioramento”.
  • Solastalgia: un’altra parola proposta dallo studioso Glenn Albrecht. Unisce il latino solacium (conforto) al greco algia (dolore). Indica il senso di desolazione, consapevole o meno, che le persone provano quando l’ambiente e la natura che li circonda sono trasformati radicalmente dal cambiamento climatico.

 

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