Ministero Economia e Finanze

Il 18 marzo del 1968 Robert (Bob) Kennedy scagliò un attacco durissimo contro il Pil, definendolo il parametro che misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Senza cedere ad enfasi poetiche e facili trionfalismi, pare che qualcuno finalmente se ne sia accorto.

L’Italia è il primo paese del G7 a dotare il suo principale documento di programmazione economica e finanziaria (il DEF per l’appunto) di 4 indicatori di Benessere sostenibile, dando seguito a quanto contenuto nella riforma delle legge economica e finanziaria del 2016. Al DEF si aggiunge un allegato che definisce il Benessere Equo e Sostenibile. Lo sviluppo di un paese non si valuta più quindi solo in base ad obiettivi di Pil.

Quattro per ora gli indicatori inseriti: in attesa che la commissione apposita ne licenzi la lista – su base pannello Istat – il Ministero dell’Economia e delle Finanze, MeF, ha infatti deciso di applicare già da quest’anno, con il Def approvato lo scorso aprile, alcuni indicatori guida:

–          l’andamento del reddito medio disponibile;

–          della diseguaglianza dei redditi;

–          della mancata partecipazione al mercato del lavoro;

–          delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti.

Il Programma Nazionale di Riforma, che è parte integrante del Def, individua tre strumenti chiave per agire sugli obiettivi di Bes individuati: l’inserimento del Bes nel Def stesso, la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile 2017/2030 che presenta gli indicatori Onu dell’agenda 2030  ed il Bilancio di Genere.

Anche se l’orizzonte temporale della strategia è di medio lungo periodo, il documento individua alcuni obiettivi sul breve, tra cui riportare le condizioni economiche delle famiglie ai livelli pre-crisi, stringere la forbice di disuguaglianza di reddito e di accesso al mercato del lavoro ai livelli anteriori al 2008 e rafforzare i percorsi di crescita professionale.

Il bilancio di genere rappresenta inoltre uno strumento per valutare quanto le politiche economiche del governo abbiano effetti diversi sui due sessi e quanto vadano invece corrette per uniformare le loro prestazioni.

Un tale tipo di impostazione impegna ogni attore economico e sociale del Paese ad adottare politiche di sostenibilità, di attenzione al benessere dei propri dipendenti. Un cambio di rotta su queste tematiche è ora necessario. Ed è l’Italia tracciare la rotta di questa nuova sensibilità per la sostenibilità ambientale, prima fra i grandi paesi del G7, e contro quelle impostazioni economico-analitiche vogliono il solo Pil come indicatore di crescita economica.

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