CSRD: il primo bilancio europeo della nuova rendicontazione. E un benchmark che fa riflettere

L’analisi AI-based di Amapola ed Evolve sulle imprese danesi mostra progressi, ma anche ampi margini di miglioramento.
Il 2024 è l’anno della prima vera prova per la nuova rendicontazione europea. Le imprese incluse nella cosiddetta “Wave 1” – quelle già soggette all’obbligo della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – hanno cominciato a pubblicare i loro bilanci secondo i nuovi standard ESRS. Ma com’è andata realmente questa prima tornata?
Un’analisi approfondita condotta da Amapola ed Evolve Solutions su un campione rappresentativo di grandi imprese danesi, tra le più tempestive in Europa, fornisce una risposta strutturata. Utilizzando la piattaforma E-V-E AI Compliance Manager, sono state analizzate oltre 500 metriche in ciascun report. Il risultato è una mappa precisa – e tecnologicamente raffinata – dello stato di avanzamento della compliance.
Una fotografia europea: nessuno è davvero al traguardo
La Danimarca, tra i Paesi con il maggior numero di report pubblicati nel primo semestre del 2024, è stata scelta come terreno d’indagine. E non a caso: nei Paesi nordici il reporting è una pratica consolidata, anche in assenza di obblighi formali. Eppure, neanche qui le aziende raggiungono la piena conformità.
I dati quantitativi – come emissioni, consumi, forza lavoro – sono quelli meglio presidiate, in parte grazie alle esperienze precedenti di reporting volontario. Ma dove la rendicontazione diventa strategica, qualitativa e orientata al lungo termine, le imprese faticano ancora. Le aree più critiche? Gli investimenti nella transizione, la descrizione dei piani di resilienza climatica, gli impatti ambientali legati all’inquinamento (E2).
La disomogeneità tra aziende è marcata, con alcune realtà decisamente avanti e altre ancora ferme a un’interpretazione minimale degli obblighi. Il tutto in un contesto in cui la CSRD richiede non solo di “dire”, ma di “dimostrare”.
Tra nuove regole e incertezze normative
A complicare il quadro della conformità, anche le evoluzioni normative a Bruxelles. Il Pacchetto Omnibus – attualmente in fase di discussione – ha introdotto possibili slittamenti e semplificazioni, in particolare per le PMI e le imprese non quotate. In parallelo, gli standard VSME – nati come opzione volontaria – si stanno affermando come riferimento anche per molte aziende non obbligate, desiderose di muoversi con coerenza e metodo.
«Raggiungere la piena conformità alla CSRD è una sfida complessa», commenta Anders Søborg, Co-CEO di E-V-E AI. «Le imprese devono garantire coerenza, credibilità e completezza delle informazioni. Strumenti come E-V-E permettono di semplificare questo percorso e monitorare l’allineamento ai requisiti normativi in modo sistematico».
L’AI come leva per una compliance più intelligente
L’analisi condotta da Amapola ed Evolve non è solo una fotografia dello stato dell’arte. È anche una dimostrazione concreta delle potenzialità dell’intelligenza artificiale nei processi di compliance.
Grazie a E-V-E AI Compliance Manager, le aziende possono verificare in modo strutturato il proprio livello di allineamento agli ESRS, identificare le aree critiche e pianificare azioni correttive. Il sistema consente valutazioni oggettive, metriche per metriche, riducendo drasticamente il carico operativo interno.
«Tecnologia e strategia non possono più viaggiare separate», commenta Luca Valpreda, fondatore di Amapola. «Con E-V-E affianchiamo le imprese italiane in un percorso che unisce precisione normativa e visione strategica. E lo facciamo già guardando ai VSME, perché l’evoluzione non si ferma».
Dalla rendicontazione all’azione: il vero obiettivo della CSRD
La Direttiva europea non chiede solo di produrre documenti, ma di mettere la sostenibilità al centro delle decisioni. I report devono diventare strumento di orientamento, non di adempimento. I dati devono guidare scelte, investimenti, priorità. E il tempo dedicato alla compliance deve essere restituito all’analisi, alla visione, alla governance.
In questo scenario, l’intelligenza artificiale non è un accessorio ma è una risorsa chiave per semplificare, automatizzare, concentrare l’attenzione dove conta davvero. Ma la direzione resta una: serve coerenza e visione tra ciò che si dichiara e ciò che si fa.
Giulia Devani. Responsabile Reporting Amapola