Copenaghen Declaration: un richiamo urgente per non tornare indietro con Omnibus

Semplificare, senza demolire le basi di CSRD e CS3D. Il mondo accademico europeo dice la sua con la Copenaghen Declaration.
Il mondo della sostenibilità in Europa è in fermento. Attraverso il Pacchetto Omnibus, l’Unione europea sta cercando di semplificare le sue normative per ridurre i costi e rendere più accessibili gli obblighi per le imprese, ma c’è un rischio concreto che questo processo indebolisca gli impegni già presi in ambito di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D). L’appello arriva da un gruppo di esperti di sostenibilità accademica, che con la Copenaghen Declaration avvertono i decisori politici: la semplificazione non deve trasformarsi in un passo indietro.
La semplificazione necessaria, ma senza compromessi
La volontà di alleggerire la burocrazia è giustificata dalle difficoltà che le piccole e medie imprese affrontano nel rispettare normative complesse e costose. Tuttavia, questa semplificazione non può compromettere l’efficacia delle normative, che devono essere rafforzate per guidare l’Europa verso un futuro sostenibile e responsabile.
La Dichiarazione di Copenaghen solleva delle questioni cruciali che, se ignorate, potrebbero compromettere decenni di progressi. I firmatari, tra cui Andreas Rasche (Associate Dean della Copenaghen Business School), chiedono di evitare che la semplificazione delle leggi sulla sostenibilità comporti un indebolimento dei principi di trasparenza e responsabilità sociale e ambientale. Tra i firmatari anche esponenti delle università italiane, come Arianna Pisciella (Università Cattolica del Sacro Cuore Milano), Riccardo Torelli (Università Cattolica del Sacro Cuore), Annita Florou (Università Bocconi di Milano) e molti altri (qui la Dichiarazione di Copenaghen e l’elenco completo).
La pericolosa tentazione di rallentare
Uno degli aspetti più preoccupanti dell’Omnibus riguarda il rischio di ridurre la portata della CSRD e della CS3D, escludendo un numero significativo di imprese, come tutte quelle con meno di 1.000 dipendenti. Inoltre, la proposta di rinviare l’obbligo di rendicontazione per alcune aziende potrebbe rallentare l’integrazione della sostenibilità nei processi aziendali, proprio nel momento in cui l’Europa ha bisogno di accelerare la sua transizione ecologica.
I 5 punti della Copenaghen Declaration
La Dichiarazione di Copenaghen si articola in cinque punti chiave che i firmatari ritengono fondamentali per evitare un regresso delle normative sulla sostenibilità:
- Semplificare sulla base delle evidenze
L’attuale proposta Omnibus manca di un solido fondamento empirico. Gli esperti chiedono una maggiore integrazione della ricerca scientifica sulla rendicontazione di sostenibilità e sulla due diligence nel processo legislativo, in particolare durante le negoziazioni finali al Parlamento europeo e nel successivo trilogo. - Allineare con la scienza del clima
Alcune disposizioni chiave della proposta omettono le evidenze consolidate della scienza climatica. In particolare, l’indebolimento o l’eliminazione dei piani di transizione climatica compromette il loro ruolo di strumenti essenziali per allineare i modelli di business agli obiettivi climatici scientificamente validati. - Garantire coerenza normativa
Per mantenere la coerenza con la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), le imprese con più di 500 dipendenti dovrebbero rimanere incluse nell’ambito di applicazione della CSRD. Questa inclusione è cruciale per creare un gruppo omogeneo e significativo di soggetti rendicontanti a livello europeo. - Bilanciare costi e benefici
Gli esperti suggeriscono di considerare i costi di conformità insieme ai vantaggi strategici derivanti dalla rendicontazione e dalla due diligence. L’attuale proposta rischia di concentrarsi esclusivamente sulla riduzione degli oneri, tralasciando i benefici di lungo periodo di queste pratiche per le imprese. - Tutelare la due diligence basata sul rischio
La CSDDD deve mantenere l’obbligo di una due diligence basata sul rischio, in linea con gli standard internazionali, come i Principi Guida ONU su Imprese e Diritti Umani e le Linee Guida OCSE destinate alle imprese multinazionali, per garantire chiarezza giuridica e coerenza etica a livello globale.
Il gioco di equilibrio: tra riforma e perdita di ambizione
La sfida del pacchetto Omnibus è un bivio. Da una parte, c’è il rischio di fermarsi alla semplificazione burocratica, rischiando di perdere di vista l’urgenza di affrontare la crisi climatica e le disuguaglianze sociali. Dall’altra, c’è la possibilità di rafforzare le normative europee sulla sostenibilità, rendendole più accessibili e quindi diffuse ed efficaci. La responsabilità è nelle mani dei decisori politici, ma anche delle imprese che devono continuare a investire nella trasparenza, nella due diligence e nell’innovazione sostenibile.
L’unica strada percorribile non resta che quella della coerenza, che non deve mai essere sacrificata a favore di un falso miraggio di semplificazione.