La comunicazione ambientale è una componente strutturante delle politiche “verdi” dell’Unione e ha una importanza strategica all’interno del pacchetto di misure al 2020. Questo il segnale che proviene dal settimo bando LIFE + 2013  (pubblicato in Gazzetta Ufficiale a febbraio, 2013/47/21), che per la prima volta finanzierà anche progetti improntati su “Information and Communication”. E’ un passaggio estremamente significativo.

Il programma LIFE + è uno strumento di cofinanziamento dell’Unione, che ha lo scopo primario di rafforzare la tutela del territorio (patrimonio ecosistemico e risorse naturali), ma anche di porsi sostanziali obiettivi di conservazione delle specie autoctone del continente. La sezione “Information and Communication” di LIFE + 2013 parla esplicitamente di “awarness raising and special training” per “progetti che riguardino campagne di comunicazione e di sensibilizzazione focalizzati sulla protezione dell’ambiente e la conservazione della biodiversità”. Si è cioè riconosciuta l’importanza di trasmettere l’urgenza della crisi ecologica attraverso modi innovativi di raggiungere i cittadini e di diffondere consapevolezza sulla perdita di biodiversità.

LIFE+ 2013 indica quindi una rotta incoraggiante, che stimola riflessioni proprio sulla comunicazione ambientale e in particolare sulla questione della biodiversità. Primo: l’albero della vita, per usare una definizione di Charles Darwin, è un tema di rilevanza pubblica, un argomento condiviso? Esistono nel nostro Paese delle istituzioni culturali che possano diventare delle “centrali di cultura sulla biodiversità”? E ancora: come raccontare le interrelazioni tra le specie, come aiutare il pubblico a connettere conservazione, speciazione/evoluzione e contrazione della biodiversità (bracconaggio, commercio di specie protette, riduzione e frantumazione degli habitat)?

Oggi sono i Musei di Storia Naturale i luoghi naturalmente votati a promuovere la cultura della biodiversità. Dall’altra parte dell’Atlantico il dibattito sui Musei è acceso dal ruolo che vi possono avere i social networks. Il blogging attorno alle attività di un Museo – curato da una redazione interna – potrebbe essere una modalità vincente per innescare la nascita di una “social community” di gente che condivide con il Museo valori, interessi, attività. Anche in Italia qualcosa si sta muovendo: il Museo come luogo di confronto tra scienza e pubblico, in cui entrino anche i privati, non solo come cattedrale espositiva.

Il Museo di Storia Naturale di Torino ha di recente avviato una collaborazione con AIEA – Associazione Italiana Esperti Africa e con il tour operator Il Diamante per una mostra sulla Namibia e la questione della protezione della wildlife in Africa Australe. Una istituzione pubblica si è messa al lavoro con un soggetto privato – Il Diamante – noto per le sue scelte di eco-turismo.

A Trento sarà inaugurato a fine luglio il MUSE, il nuovo Museo di Scienza e Scienze Naturali, disegnato da Renzo Piano, costruito su una idea di divulgazione scientifica incentrata su sostenibilità e conservazione. Sarà invece al Bioparco di Roma, sempre dalla prossima estate, il primo Museo europeo del Crimine Ambientale: oltre 70mila reperti tra pelli di maculati, corni di rinoceronte, zanne di animali in teoria protetti dalla Convenzione di Washington e iscritti nel registro Cites che sono però l’oro in contanti del lucrosissimo mercato nero della biodiversità in estinzione. Questo museo servirà a fare notizia non tanto su fenomeni criminali come il bracconaggio indiscriminato, quanto sulla svolta culturale che occorre per salvare davvero il salvabile delle specie minacciate o prossime al tracollo: introdurre il concetto di “specie” e di “animale” tra i beni inalienabili dell’esistenza dell’uomo sul Pianeta.

Proviene cioè anche dalla wildlife una domanda di “comunicazione ecologica ed ambientale” ancora insoddisfatta, che richiede un approccio interdisciplinare. I Musei sono già attrezzati per rispondervi. Essi infatti restituiscono anche il “valore simbolico” delle specie lungo il percorso di civiltà di Homo Sapiens. I bambini che seguono estasiati i bravissimi comunicatori dei Musei lo sanno bene. Gli animali sono anche totem, miti, archetipi. Sin da epoche remote, hanno contributo alla costruzione della rappresentazione del mondo nell’immaginario umano.

Ciò che accade attorno alla biodiversità è emblematico dei problemi da affrontare nel raccontare al pubblico la crisi ecologica: c’è urgente bisogno di arrivare alla “strada”, alle opinioni delle persone, fuori dell’Accademia, attingendo da un lato a esperienze formative e professionali delle più varie e dall’altro facendo forza sui vantaggi già disponibili, ossia i Musei di Storia Naturale. Il segnale che viene dall’Europa è chiaro.

La sfida per la sostenibilità, e la salvaguardia del patrimonio biologico del vecchio continente ha implicazioni culturali. E riguarda quindi i linguaggi con cui provare a raccontare e spiegare quanto sta accadendo alla biosfera.

di Elisabetta Corrà
Green Consultant Free Lance – Climate Change, Blue Economy and Conservation