In occasione dell’appuntamento autunnale dell’AGU, l’American Geophysical Union, un gruppo di comunicatori e scienziati ha studiato i punti di forza e i limiti dei social media e dei blog nella comunicazione del climate change.

Zeke Hausfather, blogger e contributor dello Yale Forum, il think tank che riunisce giornalisti, educatori e comunicatori per discutere delle sfide climatiche, ha evidenziato come i blog, seppur a volte sembrino giocare “un ruolo più grande di quanto dovrebbero”, restano comunque strumenti essenziali per gli scienziati del clima, in quanto sanno catturare un pubblico influente. “Apprezzo molto il lavoro (sotto-stimato) di cercare di convincere gli scettici” ha commentato Hausfather.

Questi consigli in pillole di Hausfather per gli scienziati del climate change che si cimentano nel dialogo sui blog:

– dimostrare di non temere le opinioni diverse dalla propria o da ciò che generalmente è considerato una schiacciante prova scientifica,

non dare per scontata la malafede di tutti gli scettici del climate change,

evitare di essere cinici o sarcastici,

evitare di attribuire uguale peso a tutti gli indicatori e gli argomenti in campo,

non impegnarsi in “battaglie inutili” e passare il tempo a cercare di convincere quelli che non sono disposti a considerare le opinioni altrui,

cercare un terreno comune con le persone che non condividono le vostre posizioni, creando così degli appigli che, nel corso del tempo, possono diventare punti di accordo e base per modificare quelle stesse opinioni.

Il produttore-video Peter Sinclair, autore del portale che sfida il negazionismo del climate change “Climate Crock of the Week“, e collaboratore della rassegna mensile “This Is Not Cool” sullo Yale Forum, ha ricordato come i suoi primi video, nonostante i buoni risultati, non fossero stati capaci di attrarre una audience soddisfacente. Per questo Sinclair ha deciso di adottare uno stile di “combattimento creativo“, seguendo il consiglio del leggendario showman PT Barnum: “Se vuoi attrarre una folla, dai il via alla battaglia“. Sinclair ha quindi ricordato di aver scelto Anthony Watts, scettico blogger di “Watts Up With That”, sfruttando il suo approccio critico per aumentare le visualizzazioni dei video su YouTube. In questo modo i suoi video sono diventati virali, creando le basi adatte per la diffusione dei lavori successivi. Ora Sinclair lavora all’Ohio State University Box con il climatologo Jason e presto saranno impegnati in una innovativa iniziativa di crowd-sourcing – da finanziare attraverso Kickstarter, la più grande piattaforma di raccolta fondi per progetti innovativi – per condurre un viaggio di ricerca in Groenlandia per monitorare lo scioglimento dei ghiacci.

Il climatologo Michael Mann della Penn State University, uno dei più influenti esperti al mondo sul tema, ha parlato poi dei punti di forza e di debolezza dei vari strumenti di comunicazione, passando in rassegna approfondimenti scientifici, blog e social media come Facebook e Twitter. Mann punta il dito contro la complessità tecnica di manuali e libri, che spesso sono antagonisti di un pubblico sempre meno propenso all’approfondimento, oltre ad avere un’audience limitata. Per il climatologo, d’altra parte, se è vero che i social media evitano il presentarsi di alcune di queste limitazioni, è altrettanto vero contengono altre barriere: è il caso di Twitter che ti obbliga a comunicare entro un tetto massimo dei 140 caratteri.

Nonostante ciò, Mann trova che spesso Facebook e Twitter possono aiutarlo a comunicare la questione del climate change, in particolare verso quei soggetti che spesso non sono direttamente interessati alla tematica. Un esempio chiarisce meglio la questione: Mann, tra i suoi oltre 6mila followers su Twitter, è ora seguito anche dall’attrice Pamela Anderson. In risposta alle risatine manifestate dal pubblico, il climatologo ha affermato che grazie a un re-tweet della star, uno dei suoi tweet ha raggiunto in un attimo un pubblico delle dimensioni pari a quelle raggiunte annualmente dal suo sito Realclimate.org. “Non ho la di certo la pretesa che i followers di Pamela Anderson la seguano per restare informati sul climate change” ha poi sarcasticamente commentato.

Alla domanda se impegnarsi sui social media – e in particolare su Twitter – possa sollevare dubbi sulla serietà di uno scienziato, Mann ha risposto che mostrando a tutti la volontà di impegnarsi con il pubblico, facendo un passo fuori dalla “torre d’avorio” del mondo accademico, si indirizza un messaggio positivo alle persone circa l’apertura della scienza alla società, senza distinzioni.

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