di Sergio Vazzoler Organizzazione, tendenze e nuove sfide per la comunicazione scientifica: ne abbiamo parlato con Maria Xanthoudaki, Direttore Education & CREI – Centro di Ricerca per l’Educazione Informale – al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci e docente di “Metodologia di ricerca per la formazione” alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il “Leonardo Da Vinci” di Milano è il più grande museo della scienza e della tecnologia in Italia e uno dei più importanti in Europa e nel mondo. A proposito di educazione, sul vostro sito web si legge “Lavoriamo per essere leader in Europa sull’educazione informale”. Una gran bella sfida. Quali sono i punti di maggior forza che distinguono il vostro modello? Il primo e principale punto di forza è rappresentato dall’identità stessa del Museo, ovvero il fatto che nei suoi sessant’anni di vita è riuscito a integrare in un’unica missione la dimensione del museo con oggetti e collezioni storiche con la natura di uno science centre che si basa su strumenti, ambienti e risorse che incoraggiano un coinvolgimento diretto del pubblico. Il secondo punto di forza è la nostra metodologia educativa che, basandosi sui principi dell’educazione informale, fa leva proprio su queste due anime: la forza narrativa delle esposizioni e degli oggetti contenuti nel Museo e i nostri laboratori interattivi, che creano le condizioni perché tutti i visitatori vivano un’esperienza attiva che valorizza e arricchisce le loro conoscenze e i loro interessi personali. La funzione da lei diretta si chiama “Education & CREI”. Quali sono i principali “numeri” dell’area? La funzione fa parte della Direzione Offerta Culturale del Museo che comprende anche le funzioni Patrimonio Storico, Coordinamento Curatori ed Exhibition Design. La funzione Education & CREI annovera circa 60 persone che sviluppano tutti programmi e le attività educative che il Museo offre al suo pubblico: dall’ideazione alla realizzazione, dalla progettazione all’organizzazione e all’erogazione. L’organigramma attuale della funzione comprende tre uffici principali: “Ricerca e formazione”, responsabile dello sviluppo professionale degli insegnanti e dello staff educativo (del nostro e di altri musei), “Programmi educativi per scuole e famiglie”, con staff dedicato allo sviluppo di attività nei laboratori interattivi, di programmi e progetti educativi, e all’organizzazione dell’offerta educativa permanente e straordinaria; infine “Scienza e cittadini” che sviluppa programmi di Scienza e Società, concepiti prevalentemente per un pubblico adulto ma non solo. Dal 2009, con l’avvio del CREI, contiamo una comunità di circa 2200 insegnanti che seguono le attività del Centro e, solo nel 2012, abbiamo avuto un totale di 421.000 visitatori fra scuole, famiglie, visitatori adulti, ai quali abbiamo cercato di dare un servizio qualificato. La vostra attività si rivolge a profili diversi di utenti: come si prepara e quali caratteristiche deve avere lo staff per affrontare questa complessità? Intanto occorre evidenziare come lo staff educativo sia coinvolto in molte attività del Museo oltre quelle della specifica funzione. Ad esempio: nel momento in cui si prepara una nuova esposizione, lo staff degli educatori viene da subito coinvolto nel gruppo di lavoro, portando il punto di vista dei visitatori e un contributo esperto riguardo l’esperienza e l’apprendimento nel museo, affinché sia migliorata la modalità narrativa dell’esposizione stessa. Ci piace dire che siamo gli “avvocati” del nostro pubblico. In tal senso è fondamentale il mix di profili: non solo scientifici ma anche pedagogici e umanistici. La valorizzazione delle diverse competenze insieme alla formazione e all’aggiornamento sono elementi essenziali nel garantire la qualità del servizio. E la crisi economica come e quanto cambia la vostra attività? Certamente stiamo facendo i conti con la crisi. Innanzitutto nel maggiore sforzo necessario a generare i ricavi per coprire i costi. Tenendo conto che solo il 25{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} dei fondi è di natura pubblica mentre il restante 75{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} è auto-generato, occorre un grande lavoro di fundraising e di progettazione per raggiungere l’obiettivo, in considerazione del fatto che la crisi è ormai trasversale e colpisce tanto il settore pubblico quanto quello privato. Voglio sottolineare, però, anche una nota decisamente positiva: nell’ultimo anno i gruppi scolastici che hanno visitato il museo sono cresciuti e lo stesso trend si è registrato per le famiglie. Ciò significa che la scelta di cosa tagliare spesso non interessa la visita al museo e che non si rinuncia a vivere il Museo con le sue attività sempre diverse.  Per le attività di fundraising gli sponsor vedono nel Museo un’occasione di valorizzazione, un luogo dove poter parlare in modo innovativo di temi contemporanei. La comunicazione scientifica ha un ruolo-chiave nel rendere i cittadini coinvolti e consapevoli in modo che possano essere membri attivi della società. Quali le tendenze in atto? Noi riscontriamo una crescita importante della partecipazione attiva: aumentano le domande dei visitatori adulti durante gli incontri con i nostri esperti, aumenta la loro partecipazione ai laboratori sperimentali, in sintesi sta crescendo la voglia di “sapere di più” su molti dei temi che trattiamo al Museo. In questo c’è la conferma dei passi avanti compiuti dalla comunicazione scientifica che si è arricchita di nuovi attori che riescono ad ampliare il pubblico sensibile ai temi scientifici: oltre ai musei, ci sono le riviste e i nuovi canali televisivi dedicati, i blog specialistici, i festival scientifici. Questo, però, non significa che ci dobbiamo fermare: occorre migliorarsi sempre affinché aumentino le richieste di informazione da parte dei cittadini per comprendere quello che succede nel mondo dal punto di vista dei fenomeni e della ricerca scientifica. Una conferma autorevole avviene dal recente sondaggio “Eurobarometro” sul tema della responsabilità della ricerca scientifica: oltre la metà dei cittadini europei è interessata agli sviluppi scientifici e tecnologici (53{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}), ma la maggioranza ritiene di non sentirsi sufficientemente informata (58{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}). Sul nostro sito abbiamo ospitato diversi interventi che analizzano il complicato rapporto tra tematiche ambientali, comunicazione scientifica e impatto sull’opinione pubblica. Queste analisi sembrano convergere nel puntare il dito contro l’eccessiva e spesso inefficace comunicazione in chiave negativa. E l’esempio più “gettonato” è il climate change. Qual è il suo giudizio a questo proposito? Il problema deriva dalla costante ricerca del “fare notizia”. E, ovviamente, è la notizia negativa che riesce a soddisfare meglio questa esigenza. Occorre però sapere che la comunicazione scientifica, essendo fatta da esseri umani, difficilmente riesce a essere neutra. Partendo da questi dati di fatto, risulta importante rendere i cittadini capaci di leggere in modo critico cosa sta succedendo prima di arrivare a una scelta, a una decisione. Ecco perché risulta fondamentale il nostro compito e quello del mondo scolastico: perché aiutiamo a formare la consapevolezza dei cittadini, dando loro le chiavi interpretative per leggere al meglio le informazioni e le diverse opinioni su temi complessi. Un’ultima domanda: quale il prossimo obiettivo da raggiungere nel rapporto con gli utenti? In questi anni abbiamo concentrato il nostro impegno nel rinnovare alcune esposizioni, consolidare i nostri pubblici, strutturare la nostra offerta verso i pubblici più “tradizionali”. Oggi possiamo dire che si è fatto molto per compiere questa missione, quindi si dovrebbe partire con uno sforzo per raggiungere i non-utenti: coloro che vedono la scienza come un mondo distante e non concepiscono il museo come un luogo che possa soddisfare i loro interessi di svago. In tal senso, però, notiamo già alcuni segnali incoraggianti: l’esempio più eclatante è la recente edizione della Notte dei ricercatori che, svolgendosi appunto in orario serale, coinvolge meno il pubblico tradizionale (ad esempio le scuole) e tocca, invece, un pubblico adulto. Ebbene, gli oltre 9.000 visitatori della Notte rappresentano un’importante conferma del crescente interesse verso i temi scientifici da parte di questa nuova tipologia di pubblico.]]>