Laura Poggio Ellen Gustafson è un’attivista molto conosciuta negli Stati Uniti, da sempre impegnata per rendere più sostenibile l’attuale sistema alimentare e combattere il paradosso che vede per ogni persona denutrita nel mondo altre due obese o in sovrappeso: la giovane californiana è guidata dalla fervida convinzione che un movimento dal basso possa davvero influenzare le strategie di business dei colossi industriali del food. Con tale ambizione, alcuni anni fa, con Danielle Nierenberg ha co-fondato il Food Tank, una delle prime piattaforme al mondo di educazione alimentare, nata per individuare e proporre soluzioni che siano sostenibili a livello ambientale e riducano i problemi di malnutrizione, obesità, povertà, attraverso un network di relazioni e un flusso informativo costante nei confronti dei consumatori. Incontriamo Ellen alla prima tappa del roadshow internazionale di presentazione della seconda edizione di “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro” a cura della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) per Edizioni Ambiente. A tre anni dal nostro ultimo incontro le abbiamo chiesto se qualcosa è effettivamente cambiato nell’atteggiamento dei consumatori e se la sua motivazione come attivista si è rafforzata o, viceversa, si è scontrata con una realtà troppo complessa. “Sono ancora più fiduciosa! Continuo a pensare che quando i consumatori scelgono di cambiare, le aziende li seguono, anzi lo stanno già facendo. In questi anni, organizzazioni e movimenti come il BCFN hanno dato un contributo fondamentale alla divulgazione delle questioni derivanti dai tre grandi paradossi del sistema agroalimentare globale, mettendo sotto i riflettori due gravi problematiche in particolare: obesità e spreco del cibo. La maggior parte delle persone non ne era conoscenza, se non in maniera superficiale, ma nel momento in cui un serie di esperti di alto livello in tutte le discipline – alimentazione, clima, medicina, scienza, economia… – si è unita e ha iniziato a divulgare le ricerche più aggiornate, mettendo in chiaro l’indissolubile legame tra la stato di salute del pianeta e quello dei suoi abitanti, finalmente in molti si è acceso un campanello di allarme.” I dati più recenti sono molto significativi. L’impatto maggiore sull’ambiente deriva da quello che mettiamo ogni giorno nel piatto. Se consideriamo solo le emissioni di gas serra, infatti, è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico, con il 31{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} del totale, superando il riscaldamento (23,6{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}) e i trasporti (18,5{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622})(1). Particolarmente rilevante è il consumo di carne, responsabile del 12{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} delle emissioni totali, mentre i prodotti lattiero-caseari contribuiscono per il 5{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}. Inoltre, dal 1990 a oggi, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono aumentate del 20{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}, raddoppiate dal 1960. Le nostre scelte alimentari hanno un ruolo fondamentale nella salvaguardia del nostro pianeta. Tra comprensione del problema e spinta all’azione, soprattutto quando si tratta di cambiare abitudini di consumo, il passo è lungo: cosa fa scattare il cambiamento? “Dare consapevolezza è il primo passo, fornire esempi e strumenti di azione è quello successivo. Le persone ricevono ed elaborano le informazioni fornite dagli opinion maker, ma se alla domanda “che posso fare” non trovano immediata risposta, difficilmente si mettono alla ricerca di quegli strumenti che consentiranno loro di dare un contributo alla salvaguardia della salute e del pianeta. Per questo tenere vivo il dibattito è fondamentale attraverso piccoli e grandi eventi – Expo Milano 2015 è stato un buon esempio – ma anche grazie ai social media o a pubblicazioni tradizionali come Eating Planet. L’obiettivo del libro è proprio quello di educare a creare un sistema alimentare più sostenibile, sia per gli uomini che per il pianeta, trasformando i lettori in consumatori più intelligenti. Mangiamo almeno 3 volte al giorno e le scelte che facciamo comunicano alle aziende ciò che vogliamo mangiare. Se abbiamo a cuore la sostenibilità del nostro pianeta, scegliamo cibi che sono migliori anche per l’ambiente, aiutandoci con strumenti come la doppia piramide alimentare – un modello che promuove la Dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente – in modo da spingere anche le aziende al cambiamento.” I colossi dell’agro-alimentare stanno davvero tenendo conto di questa spinta dal basso? “Non tutte certamente, ma i movimenti verso consumi più sostenibili sono un fatto e sono in crescita in tutto il mondo occidentale, gli esempi sono noti. L’impatto è sensibile anche sul business: quando molte persone capiscono l’importanza di questi temi e iniziano a cambiare i propri consumi e a parlarne, il business individua la nascita di un trend e inizia a tenerne conto. È un circolo virtuoso. Inoltre, ha un valore maggiore e aumenta la pressione anche la dimensione internazionale che molti movimenti stanno assumendo: ieri ero in Germania, oggi in Italia, questo continuo scambio di esperienze globale favorisce la creatività, stimola l’azione, accresce le competenze di ognuno di noi, rendendoci più forti ed efficaci.” D’altra parte c’è ancora molto lavoro da fare, se pensiamo che gli italiani si stanno allontanando dalla dieta mediterranea, ricca di verdure e povera di carni, indubbiamente la più sana per le persone, ma anche per il pianeta. Infatti, se da un lato l’ultimo rapporto Istat parla di un’Italia che, anche grazie alla dieta mediterranea, vanta gli abitanti più longevi e magri d’Europa, il nostro Paese rischia di veder cambiare la situazione a causa di un progressivo distacco da questo modello alimentare, soprattutto da parte delle generazioni più giovani, in favore di cibi che richiedono un maggiore consumo d’acqua per essere prodotti. Oggi quasi 2 adolescenti su 10 hanno un peso in eccesso, con uno dei tassi più alti in Europa di bambini in sovrappeso e obesi, mentre i giovani e gli adulti che fanno sport sono sempre meno (solo 3 su 10). Se uniamo questi due elementi (vita sedentaria e abitudini alimentari mutate, con una predilezione per un regime dietetico ricco di proteine animali e grassi) e li proiettiamo in un quadro futuro, appaiono inevitabili possibili ricadute anche sul tasso di incidenza di malattie, come quelle cardiovascolari e il diabete. “Negli Stati Uniti si registra un dato incoraggiante: a fronte di un tasso di sovrappeso e obesità degli adulti sempre molto alta, pari al 70{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}, i dati relativi alla fascia di età infantile sono stabili: il numero di bimbi in sovrappeso o obeso non sta diminuendo, ma neppure aumentando. Questo è un risultato tangibile del lavoro che stanno svolgendo tutti coloro che hanno cuore la salute delle persone e del pianeta: molti hanno iniziato a porre attenzione alla scelta degli alimenti che compongono la dieta dei propri figli, cambiando abitudini, scegliendo più frutta e verdura, investendo più tempo nella preparazione di cibi in casa a scapito di quelle preconfezionati. E chissà che questa attenzione verso i propri piccoli non metta i genitori sulla buona strada.” Forse ispirata dalle vicine presidenziali americane, Ellen chiude così: “ogni nostro acquisto ha un impatto sul cambiamento climatico in atto; comprare un prodotto piuttosto che un altro è come dare un voto: le nostre scelte quotidiane possono cambiare il mondo e renderlo più sano e pulito.” Ed è vero se consideriamo che la nostra dieta ha una precisa ricaduta sull’ambiente (oltre che sulla salute). Ecco allora tornare il tema dei modelli alimentari da seguire. Limitando il consumo di proteine animali a sole due volte alla settimana (rispetto ad un consumo giornaliero) e facendo spazio a cereali e legumi, si possono risparmiare fino a 2.300 g di CO2 al giorno. Si parla di una riduzione di emissioni di CO2 all’anno per persona di 750 kg … come percorrere 5.600 km con un’auto di media cilindrata, pari a un viaggio a/r da Milano a Mosca. ___________________________________________________________________________________________ (1) BCFN, Eating Planet, dati relativi alle emissioni di gas serra delle famiglie europee, p. 115-116. Cfr, Tukker A., B. Jansen, Enviromental Impacts of Products.]]>