Sostenibilità e competitività non sono in conflitto: cosa ci dice il Rapporto di Primavera 2025 dell’ASviS

Il nuovo Rapporto di Primavera ASviS smonta il mito dell’incompatibilità tra crescita economica e sviluppo sostenibile, e mostra come le imprese che innovano nella transizione ottengano risultati migliori.
Il Rapporto di Primavera 2025 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) è un documento prezioso per comprendere a che punto siamo – come Paese e come sistema economico – rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030. Oggi e nel prossimo futuro: il suo titolo è Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il quadro che emerge è chiaro: la sostenibilità non è un ostacolo alla crescita economica, ma può esserne una leva fondamentale. Parlare di incompatibilità tra sostenibilità e competitività è un errore. Lo confermano i dati, gli scenari e le analisi proposte dal Rapporto.
Un’Italia in oscillazione tra progresso e resistenza
Il messaggio centrale del Rapporto di Primavera è che ci troviamo in una fase delicata di transizione. Dopo i progressi compiuti tra il 2015 e il 2019, negli ultimi anni si è registrato un rallentamento – se non un’inversione – del percorso verso lo sviluppo sostenibile. A pesare sono state le conseguenze del Covid, il ritorno di politiche poco favorevoli al multilateralismo, le crisi internazionali, e un clima politico incerto che ha messo in discussione alcuni strumenti normativi della transizione, dal Green Deal europeo alla CSRD. Per non parlare, poi, degli attacchi arrivati da oltreoceano a tutte le attività – pubbliche e private – legate alla lotta al cambiamento climatico e alle politiche di Diversità, Equità e Inclusione.
Eppure, questa fase contraddittoria è tipica di ogni processo di trasformazione profonda. Il Rapporto richiama uno studio delle Nazioni Unite che descrive bene la dinamica del cambiamento: prima della svolta ci sono spesso segnali di instabilità e spinte controrivoluzionarie. È una fase di “oscillazione”, in cui il sistema esita, resiste e poi – se c’è una massa critica di innovazione e consapevolezza – cambia.
Secondo questo studio, basta che il 20-30% della popolazione (o delle imprese) si muova in una nuova direzione per attivare un cambiamento sistemico. Il che significa che le scelte di oggi possono davvero fare la differenza.
La sostenibilità conviene: i numeri lo dimostrano
Uno dei nodi più rilevanti affrontati dal Rapporto riguarda il presunto conflitto tra sostenibilità e competitività. Ma i numeri raccontano un’altra storia. Secondo Istat, le imprese manifatturiere che hanno adottato misure integrate di sostenibilità ambientale tra il 2016 e il 2018 hanno registrato:
- un incremento medio del 16% nel valore aggiunto;
- una maggiore propensione a innovare;
- una performance economica più stabile e resiliente.
Questo “premio di produttività” si osserva anche in altri studi. Le imprese sostenibili sono spesso anche quelle più innovative, meglio organizzate, con personale più motivato e maggiore capacità di attrarre investimenti e talenti. Il Rapporto sottolinea come la vera trasformazione riguardi la funzione di produzione: cambiano le materie prime, le tecnologie, i modelli di business. Chi si adatta per tempo, guadagna un vantaggio competitivo.
Quattro scenari per il futuro dell’Italia
Con l’aiuto di Oxford Economics, il Rapporto di Primavera elabora quattro possibili traiettorie per l’Italia da qui al 2050:
- Net Zero Transformation: forti investimenti pubblici e privati, innovazione, riforme. In questo scenario al 2050, il PIL va a +8,4%.
- Net Zero: raggiungimento degli obiettivi climatici, ma senza trasformazioni profonde. Il PIL previsto al 2050 è +3,5%.
- Transizione Tardiva: azioni rinviate e frammentate. In questo scenario la crescita è bassa, la disoccupazione aumento. Attendere si rivela una scelta controproducente.
- Catastrofe Climatica: nessuna azione concreta. Il PIL cala drasticamente (-23,8%).
In altre parole, la transizione conviene. E ritardarla ha un costo. L’economia italiana, secondo lo scenario più ambizioso (Net Zero Transformation), può ottenere una crescita sostenuta, una riduzione delle disuguaglianze e una maggiore resilienza del sistema finanziario.
Serve un’accelerazione trasformativa
Il Rapporto propone anche una strada concreta: l’adozione di un Piano di Accelerazione Trasformativa (PAT) basato su cinque leve:
- Investimenti nel capitale umano e nella coesione sociale.
- Economia sostenibile e inclusiva.
- Transizione energetica giusta e decarbonizzazione.
- Sistemi alimentari sostenibili.
- Rigenerazione ambientale e resilienza urbana.
Queste leve non sono astratte: possono essere tradotte in misure operative e territoriali, capaci di coinvolgere imprese, amministrazioni pubbliche, terzo settore e cittadini. L’approccio è sistemico: tutte le dimensioni della sostenibilità convivono, economico, ambientale, sociale, governance.
Il momento è adesso
Il Rapporto si chiude con una domanda implicita ma urgente: che direzione vogliamo prendere? Le resistenze esistono, ma anche le opportunità. E come mostrano i dati, la scelta tra sostenibilità e competitività è un falso dilemma. Non serve scegliere: serve cambiare prospettiva.
Come ha ricordato in più occasioni il Direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini, dobbiamo lasciarsi alle spalle le contraddizioni logiche. E in effetti, continuare a parlare di sostenibilità come un costo, mentre i costi dell’inazione crescono ogni giorno, è la più grande contraddizione di tutte.
Micol Burighel