Società Benefit: il futuro è questo!

9 Giu, 2021 | Focus Mondo

Concetto di società benefit: dalle monete germogliano piante

Italia all’avanguardia: già 500 imprese hanno adottato questo modello di business. E altre si stanno attrezzando

È sempre più frequente – quasi all’ordine del giorno – leggere di una società che è diventata benefit, oppure che ha intrapreso il percorso per diventarlo. Aziende come Illy, Aboca, Chiesi, Danone Italia, Eolo – una delle ultimissime arrivate – lo sono già, per fare qualche nome che possa suonare familiare. A dispetto dei pronostici, l’adozione di questo modello di business non è stata frenata dall’emergenza del Covid-19: anzi, sembra che la pandemia abbia accelerato un processo già in corso, rendendo la ricerca della sostenibilità ancora più impellente e improrogabile.

A oggi, sono più di 500 le società italiane che hanno scelto di modellare il proprio business secondo il paradigma della Società Benefit. Ma esattamente cosa differenzia queste imprese campionesse di sostenibilità dalle altre? E da dove nasce questo fenomeno?

Cos’è una Società Benefit?

Una Società Benefit è una società che, mentre ricerca il proprio profitto, si impegna a creare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente, individuando obiettivi concreti che segnala all’interno del proprio statuto. Le Società Benefit non sono perciò una trasformazione delle imprese non profit, ma sono una evoluzione delle imprese a scopo di lucro verso un modello di business più in linea con le esigenze e le sfide del XXI secolo.

È stata la non profit B Lab, nata negli Stati Uniti nel 2006, a promuovere a livello globale il movimento delle Benefit Corporation e la loro forma giuridica. Questa idea di business – sostenibile, trasparente, responsabile, consapevole di sé e degli altri –  va a scardinare il modello che ha imperato per anni, incentrato solo sulla massimizzazione del profitto e la creazione di valore per gli azionisti, senza tener conto di tutti gli altri stakeholder. Le Società Benefit, invece, oltre a valutare il valore economico generato, misurano anche l’impatto su società e ambiente, dandone conto in modo trasparente.

Quando arrivano in Italia?

L’Italia ha un primato, quando si parla di Società Benefit: nel 2016, è stata infatti il primo Paese europeo a introdurre questo status giuridico nel suo ordinamento, il secondo Paese al mondo a farlo dopo gli Stati Uniti, dove le Benefit Corporation esistono dal 2010. E tuttora a livello europeo svolgiamo il ruolo di capofila, con la sola Francia a farci compagnia con le “entreprise à mission” adottate l’anno scorso.

Ma ancora prima dell’entrata in vigore della legge sulle Società Benefit nel nostro Paese, c’è stata una società che, nel 2012, ha modificato il proprio statuto per inserire anche gli obiettivi di beneficio comune. Si tratta di Nativa, società di consulenza che accompagna le aziende nella transizione verso modelli rigenerativi. E che è anche stata la prima B-Corp di Italia, oltre a essere co-fondatrice di B Lab Europe.

B-Corp o Società Benefit, questo è il dilemma

Dire B-Corp e dire Società Benefit non è la stessa cosa, anche se a volte si tende a confondere le due realtà perché hanno obiettivi e finalità simili. Se le Società Benefit sono individuate con una forma giuridica specifica, le B Corp possono avere qualsiasi forma: quello che le differenzia è avere ottenuto la certificazione rilasciata da B Lab attraverso il questionario B Impact Assessment, che valuta e misura le performance sociali e ambientali della società. Solo se si supera un certo punteggio si ottiene la certificazione. Quello che perciò le B Corp hanno “in più” rispetto alle Società Benefit è un riconoscimento a livello internazionale del proprio impegno nella sostenibilità, ottenuto attraverso la misurazione attenta del proprio impatto sulle persone e sul Pianeta. E, anche qui, le società che scelgono questa strada sono sempre più numerose: in Italia oggi sono oltre cento. Domani chissà.

Micol Burighel 

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